| È morto Keith Flint, il cantante dei Prodigy: volto iconico degli anni 90, fece ballare un pianeta intero Aveva 49 anni, è stato trovato morto nella sua casa in Inghilterra. Per il momento le circostanze del decesso non sono ritenute «sospette» dalle autorità di polizia
È stato un volto iconico degli anni 90, con quei corni mefistofelici così caratteristici e quelle mosse tarantolate , uno dei profeti della rivoluzione dei suoni, l’elettronica dei rave party e dei club underground che diventa sistema e si fa globale. Aveva solo 49 anni Keith Flint, il cantante dei Prodigy, trovato morto nella sua casa in Inghilterra. Per ora le autorità di polizia non stanno trattando il caso come sospetto, anche se secondo il sodale e amico di sempre Liam Howlett, cofondatore della band, «si sarebbe tolto la vita», anche se per ora non viene confermato da voci ufficiali.
Voce e immagine della band Voce e immagine della band, mentre Liam Howlett ne era l’anima prima e il cervello, partito come ballerino all’inizio e poi entrato al centro della scena con quel tono stridulo e metallico, matto performer sul palco, Flint bucava naturalmente gli schermi e con i Prodigy, grazie al genio di Howlett, si mise in testa a quella generazione (Chemical Brothers, Fatboy Slim, ma anche Massive Attack e tutta la scena di Bristol) che fece ballare i suoi coetanei nei club di tutto il mondo: a Milano ancora si ricordano i memorabili mercoledì dei Magazzini Generali.
L’incontro Prima di arrivare alla vetta globale, la storia parte dalla provincia inglese, nell'Essex: Keith incontra Howlett a un rave party alla fine degli anni 80 e insieme a Leroy Thornill fonda The Prodigy (con l’articolo, anche se in Italia veniva spesso tirato via). È quello che fa le coreografie all’inizio e infatti non è il protagonista di «Music for the Jilted Generation», manifesto programmatico della band, con quella mistura di elettronica, hip hop, techno e perfino punk e primo vero grande successo dei Prodigy. Salirà sugli scudi due anni dopo Keith, quando Howlett deciderà di farlo cantare in tre tracce del successivo e ancor più popolare «The Fat of the Land», dove il timbro di Flint è inconfondibile in «Breathe» e «Firestarter», anche se non canta nel brano generazionale (con il celebre, lascivo, video a corredo) «Smack My Bitch Up», in cui la band s’immergeva in una discesa agli inferi londinesi della notte.
Gli ultimi concerti E poi? E poi i Novanta passano e anche i Prodigy non riescono più a scalare le classifiche e a cavalcare lo spirito del tempo: devono passare sette anni infatti prima di vedere un album vero e proprio «Always Outnumbered Always Outgunned». Ma in questo Keith non c’è, esautorato dal centripeto Howlett. Ricomparirà solo nel 2009 in «Invaders Must Die», ben una dozzina d’anni dopo i fasti di «The Fat of the Land» e poi nei successivi «The Day is My Enemy» e «No Tourists», l’ultimo del 2018. Ma è in concerto che Keith darà sempre il meglio, in coppia con l’altro vocalist, Maxim. Fino agli ultimi, solo nel novembre scorso a Livorno e a Rimini. Chi li ha visti allora non sembrava cogliere segni di inquietudine, la solita macchina da guerra. Cosa sia successo poi negli ultimi mesi, non è dato saperlo.
Corriere
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