| L'AQUILA - Una scossa sismica e' stata avvertita questa notte dalla popolazione della provincia dell'Aquila. Lo rende noto un comunicato della Protezione civile. Le localita' prossime all'epicentro sono state San Panfilo D'Ocre, Collimento e Fossa. Dalle verifiche effettuate non risultano al momento danni a persone o cose. Secondo i rilievi registrati dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia l'evento sismico e' stato registrato all'1.12 con una magnitudo di 3.2.
La terra trema ancora dunque all'Aquila, dove l'8 luglio i Grandi della Terra si riuniranno per il G8. La scossa di stanotte arriva dopo quelle di ieri, la piu' forte alle 13.03, 4.1 la magnitudo. Nessun danno ma la gente è scesa di nuovo nelle strade spaventata; non ha invece sorpreso i sismologi, che da tempo avevano avvertito che lo sciame sismico cominciato con il terremoto del 6 aprile scorso sarebbe andato avanti ancora per mesi. Gli esperti non hanno dubbi, infatti, che la scossa sia un nuovo episodio della sequenza cominciata con il terremoto di magnitudo 6,2 del 6 aprile e che, inoltre, vada distinta dallo sciame che si è attivato nelle ultime settimane nella zona dei Monti Reatini, al confine fra Abruzzo, Lazio e Umbria, con almeno un centinaio di scosse. E la Protezione Civile assicura: la caserma della Guardia di finanza sede del vertice e' a prova di sisma ed e' pronto un dettagliato piano di evacuazione dei Grandi dalla struttura di Coppito.
Il terremoto è avvenuto pochi chilometri a Nord Est dell'Aquila, ad una profondità di 8,8 chilometri, e "rientra in pieno nella zona attivata il 6 aprile scorso", ha rilevato il direttore del Centro Nazionale Terremoti dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Giulio Selvaggi.
"Abbiamo detto più volte che la sequenza avviata con il terremoto del 6 aprile scorso non è finita e che potrà durare ancora per mesi", ha osservato ancora l'esperto. E' vero che a partire dal 6 aprile le scosse si sono ridotte di intensità e che da migliaia sono ormai alcune decine. Tuttavia è possibile che in questa progressiva riduzione dell'intensità e del numero di terremoti possano avvenire dei picchi, ossia scosse più violente. E' accaduto, per esempio, il 22 giugno scorso, quando un terremoto di magnitudo 4,5 è stato immediatamente seguito da repliche di magnitudo piuttosto elevata, pari a 3,8, 3,5 e 3,1. Un altro picco è quello che si é registrato oggi. Impossibile, secondo gli esperti, prevedere se, quando e dove potranno avvenire altri picchi, ma non è affatto da escludere che possano avvenire. Ogni terremoto violento, infatti, provoca un forte disequilibrio nell'area in cui avviene e determina una situazione nella quale alcune faglie possono arrivare più facilmente alla rottura. Di conseguenza, è possibile che nella zona della faglia che si è aperta il 6 aprile possano essersi attivate altre faglie, piccole o grandi. "Il prossimo futuro - rileva Selvaggi - è imprevedibile". Nel frattempo l'area della sismicità si è recentemente estesa, con la nuova sequenza in atto nella zona dei Monti Reatini. "Si nota un allargamento dell'area soggetta ad attività sismica di una decina di chilometri verso Nord-Ovest", rileva il sismologo Massimo Di Bona, funzionario di sala sismica dell'Ingv.
Lo sciame di eventi in corso in quest'area al confine fra Abruzzo, Lazio e Umbria è stato segnalato nei giorni dall'Ingv alla Protezione Civile a causa della particolare sismicità della zona, che nel 1703 è stata colpita da un terremoto molto violento. Un precedente che "é motivo di attenzione, in quanto in una zona nota per avere avuto una sismicità molto forte in passato,, come questa, è possibile che possano accadere forti terremoti, ma è impossibile prevedere dove e quando", osserva. "I terremoti - conclude l'esperto - sono fenomeni imprevedibili: è impossibile fare previsioni di tipo deterministico e prevederne l'evoluzione".
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