"Stavamo bene insieme", esce il docufilm che celebra le notti europee del grande Milan
Sei grandi protagonisti si sono ritrovati una notte sul prato di San Siro per ricordare gli anni delle grandi vittorie di Champions. Ne ha parlato con noi Massimo Ambrosini
Si sono ritrovati lì, a casa loro, nel loro stadio. San Siro, possente e deserto, le luci a illuminare il prato su cui hanno corso, lottato e vinto. Tanto. Ambrosini, Gattuso, Inzaghi, Maldini, Nesta e Pirlo, sei dei grandi protagonisti di uno dei periodi più belli della secolare storia del Milan, seduti in cerchio a ricordare quelle che sono state le loro grandi imprese.
Soli, sul palco allestito al centro del campo, a parlare di calcio come fanno gli amici. Stavamo bene insieme, il nuovo docufilm prodotto da DAZN che celebra il periodo d’oro del Milan tra il 2003 e il 2007, li ha rimessi tutti insieme, come lo sono stati centinaia di volte nello spogliatoio. Una squadra fortissima, capace in quei cinque anni di arrivare tre volte in finale di Champions League (vincendone due), una in semifinale e una ai quarti. Un ciclo epico, che inizia e finisce con la Champions League alzata al cielo, ma passa anche da quella che è stata una delle notti più nere della storia milanista, Istanbul.
Il docufilm, prima esclusiva produzione di DAZN realizzata con la produzione esecutiva RED CARPET, sarà nelle sale cinematografiche il 13, 14, 15 e 16 ottobre (prevendite dal 22 settembre) e su DAZN da novembre.
Stavamo bene insieme Il titolo dice tanto, forse tutto, per spiegare e capire come siano nati quei successi. Saltato fuori per caso, con una giocata delle sue di Andrea Pirlo. Si vede Paolo Maldini alzare lo sguardo verso il cielo e commentare «Secondo me, uno dei segreti era che...», frase completata con una saettata da Pirlo, che con semplicità totale e quel filo di voce che lo ha sempre contraddistinto dice «Perché stavamo bene insieme». Giocata da fuoriclasse e titolo trovato: «Ci sembrava giusto che il titolo rappresentasse il segreto di quella squadra», ha raccontato Massimo Ambrosini a GQ. «Quel gruppo lì, nonostante la diversità dei caratteri, di speciale aveva la volontà comune di arrivare a un obiettivo e un piacere nel condividere dei momenti. Stare bene insieme voleva dire stare bene nel campo, nello spogliatoio, fuori dal campo, e attraverso quell'unione crei qualcosa di speciale. Che, attenzione, non vuole dire andare sempre d'accordo! Anzi, dentro al campo ci si mandava a quel paese abbastanza spesso, ma è giusto che sia così, non esiste un gruppo in cui non ci siano confronti o scontri, è sempre il modo in cui reagisci a uno scontro che determina il destino. Ci sono stati scontri per una palla non giocata in un certo modo, per alcune visioni diverse degli allenamenti o per le valutazioni di alcuni compagni. Ma poi da uno scontro nasce un dialogo in cui la base deve essere il rispetto, e quel gruppo lì il rispetto ce l'aveva dentro». E amicizia, nel senso più ampio del termine, che si percepisce a pelle sentendoli parlare e osservando le loro espressioni. Divertite, leggere, come quelle di chi sembra essersi salutato poche ore prima al termine di una partita.
Il successo, la caduta, la rivincita Un saliscendi sulle montagne russe della vita, metafora che nel calcio (e nello sport) è sempre presente. E quel Milan non fa eccezione, campione d'Europa a Manchester ai rigori contro la Juventus il 28 maggio 2003, ancora finalista due anni dopo a Istanbul. 3-0 a fine primo tempo, soltanto 45 minuti tra loro e la coppa. E poi accadde l'impensabile: «Il ricordo più forte è quello del gruppo che si raduna dopo Istanbul, perché c'erano state reazioni differenti», ci ha raccontato Ambrosini, «di chi, come me, quella partita non l'aveva vissuta, e avrebbe voluto iniziare la stagione subito, di chi come Rino voleva mollare, di chi ancora come Nesta voleva solo andare in vacanza. Ci siamo dati uno stop al primo giorno di ritiro, quando ognuno aveva smaltito in maniera personale la rabbia, e ci siamo detti: "Ragazzi qui dobbiamo andare a riprenderci quello che ci è stato tolto". E quando due anni dopo è ricapitata la finale contro il Liverpool eravamo contenti, perché la frustrazione di quello che è successo non te la saresti mai tolta, però avrebbe avuto un sapore diverso vincendo quella finale e il fatto che ci fossero ancora loro era uno stimolo in più. Il calcio ti dà diverse occasioni per rifarti, ma quella era una cosa particolare, quella possibilità di rialzarci ci era stata data su un piatto d'argento, e andava colta».
Il docufilm è interamente ambientato al centro del campo di San Siro Press Office Il racconto di ciò che accadde ad Atene quella notte del 23 maggio 2007 diventa emozione pura, l’attesa per la rivincita e il bello di poterci ridere sopra. Come fa Inzaghi, che ripensando a quella partita (in cui segnò entrambe le reti del successo), dice ai suoi compagni: «Dovevo segnare per forza, altrimenti Ancelotti a fine primo tempo mi sostituiva!».
Le parole di Ancelotti e Galliani, Buffon e Benitez, i racconti di scherzi, musi lunghi, storie e battute, tante battute degli uni sugli altri: così tutti prendono in giro Gattuso perché «quella volta a Dortmund lo stadio per metà era fatto dai tuoi parenti»; ma poi è Gattuso a dare del «malato» a Inzaghi per come preparava le partite, o Maldini che racconta di quella volta che «Dopo essere stato operato al setto nasale a una settimana dalla partita, quando mi sono svegliato credevo di trovare mia moglie, invece mi ritrovo Braida e Galliani che mi guardano e mi chiedono "Ce la fai, vero?"».
Da allora a oggi Inevitabile il parallelismo tra il Milan di allora e quello attuale, che sogna di ripercorrere quella strada gloriosa: «Perché no? Ha una base che si sta costruendo», ci ha detto Massimo Ambrosini, «La nostra aveva una base molto solida, questa mi sembra stia mettendo delle radici. Sulla base poi ci costruisci piano piano e aggiungi dei pezzi. Sono assolutamente sulla strada buona. Poi noi in quel quinquennio raggiungemmo tre finali, una semifinale e un quarto di finale, questa è sulla buona strada perché è allenata bene, ha alle spalle una società forte ed è ambiziosa». Grazie anche a una figura come quella di Paolo Maldini, capitano in quel Milan vincente e direttore tecnico di questo fresco di scudetto: «Sì, mi sarei immaginato questo futuro per Paolo. La sua bravura è stata quella di mettersi in discussione soprattutto all'inizio. Con l'onestà che lo ha sempre contraddistinto ha ammesso di aver avuto delle difficoltà nel capire, ma la sua ambizione non è mai andata in contrasto con l'umiltà di saper imparare, e ha capito come fare, poi la conoscenza del calcio e la personalità hanno fatto il resto».
E alla fine eccola, lei, la Champions League adagiata al centro delle sei poltrone: «Con questa scrivi la storia».
Ambrosini, Gattuso, Inzaghi, Maldini, Nesta e Pirlo. Seduti a raccontare le grandi notti 🔴⚫ Noi: 🥲 Stavamo Bene Insieme, dal 9 novembre su #DAZNpic.twitter.com/lF1cKwU55x
FOTO AMBROSINI FIORENTINA – Continua a far parlare di sì l’ex capitano del Milan, Ambrosini. Sia chiaro, il centrocampista della Fiorentina è ormai della Viola e può fare ciò che vuole, ma dopo 18 anni di rossonero i tifosi si aspettavano altro. Dopo le dichiarazioni durante la presentazione, in cui il senso era “La Viola meritava la Champions più del Milan”, il vecchio Ambro ne ha “combinata” un’altra. In rete è spuntata infatti una foto con un tifoso della Fiorentina con addosso la maglia “Rigore per il Milan”, lo sfottò della Viola nei confronti dei rossoneri, favoriti secondo gli stessi, dagli arbitri nella corsa alla Champions. Uno scatto che sicuramente farà discutere e che noi vi postiamo più in basso.
e questo senza contare tutte le volte che negli anni successivi da commentatore ogni volta che commentava il Milan trasudava fastidio e mancanza di rispetto.
Lo stesso rispetto mostrato dalla società nel mandarlo via a zero con conferenza fatta su un banco di scuola?
Non mi risulta lo abbiano cacciato.
Lo han tenuto fino all'età del pensionamento e ricoperto di denaro.
Certe dichiarazioni, atteggiamenti e poi commenti colpiscono i tifosi della squadra e non una proprietà. Il rispetto che doveva avere era nei confronti dei tifosi.
Ma se voi vi dimenticate pure delle sue telecronache schifosamente contro il Milan è un problema vostro. Io non me le dimentico come non mi dimentico di altro.
Lo stesso rispetto mostrato dalla società nel mandarlo via a zero con conferenza fatta su un banco di scuola?
Peccato che i tifosi non c'entrino nulla.. stesso discorso di Giuda Leonardo.
CITAZIONE (m.stipetic @ 4/11/2022, 21:09)
CITAZIONE (Gerrkurt @ 4/11/2022, 21:05)
Lo stesso rispetto mostrato dalla società nel mandarlo via a zero con conferenza fatta su un banco di scuola?
Non mi risulta lo abbiano cacciato.
Lo han tenuto fino all'età del pensionamento e ricoperto di denaro.
Certe dichiarazioni, atteggiamenti e poi commenti colpiscono i tifosi della squadra e non una proprietà. Il rispetto che doveva avere era nei confronti dei tifosi.
Ma se voi vi dimenticate pure delle sue telecronache schifosamente contro il Milan è un problema vostro. Io non me le dimentico come non mi dimentico di altro.
Gerr intende il discorso della conferenza di addio.
Il sondaggio con 80% Gilardino e 20% Pippo non me lo ricordavo. Ad ennesima conferma che per fortuna le scelte non le facciamo noi
Comunque concordo con Marowak-7CL sulle voci che si accavallano e a volte sono tornato indietro per capire cos'avevano detto. Però per il tipo di format ci sta che sia così. Altrimenti avrebbero dovuto intervistarli singolarmente (come fatto con Ancelotti, Galliani, ecc.) ma sarebbe diventato il solito documentario già visto e rivisto.