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Brescia e Lecce tornano in Serie A!

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view post Posted on 1/5/2019, 20:30
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Milanista Eterno

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Grande festa al Rigamonti dove il Brescia battendo l’Ascoli per 1-0 (rete di Daniele Dessena) ritorna in Serie A dopo 8 anni
Missione compiuta: il Brescia ritorna in Serie A a distanza di 8 anni dall’ultima volta (stagione 2010/11).

Le Rondinelle hanno sfruttato a pieno il match-point a disposizione e battendo per 1-0 l’Ascoli tra le mura amiche del “Rigamonti” hanno così potuto far partire la festa. Decisivo il gol segnato da Daniele Dessena (e chi se non il Capitano)

La squadra lombarda non aveva iniziato in maniera eccellente il campionato di Serie B ma l’avvicendamento in panchina tra David Suazo ed Eugenio Corini è stata la svolta: con l’arrivo dell’ex-centrocampista, il Brescia ha preso il comando della classifica quasi fin da subito e ha portato a termine la missione, grazie alle 25 reti di Alfredo Donnarumma e alla grande stagione della sua spalla, Ernesto Torregrossa. Non va dimenticato il gioiellino Sandro Tonali, che questa estate sarà oggetto del desiderio di molti top club.

Dunque la società di Cellino può far festa: la Serie A è ritornata e l’intera città ringrazia mister Corini e i suoi beniamini.

zon.it
 
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view post Posted on 2/5/2019, 10:58
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Milanista Eterno

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Festa a Brescia: Donnarumma e gli altri protagonisti del trionfo
La squadra di Corini si gode il salto di categoria. Ma oltre al capocannoniere della B, ci sono altri uomini-chiave nella cavalcata vincente. Ecco i loro profili




Un poker d’assi, fra promesse mantenute e sorprese, determinante. I segreti di un Brescia troppo forte per dover passare dai playoff. Chiamato per forza di cose a una cavalcata vincente. Chi ha concesso il bis, da questo punto di vista, è Alfredo Donnarumma. Lui c’era passato già l’anno scorso, con l’Empoli, sotto l’arco di trionfo. Una promozione imperiosa, un bottino di gol notevole in coppia con Ciccio Caputo. Ma in biancazzurro ha fatto ancora meglio. Ha segnato così tanto da guadagnarsi il soprannome di AD9, sulle orme di CR7. E del resto segna alla media di un Cristiano Ronaldo. E quando non segna serve assist.

IN VETRINA — Se Donnarumma non ha stupito, confermando semmai quanto di buono messo in mostra in passato, chi ha fatto un clamoroso salto di qualità è Ernesto Torregrossa. Che fosse forte si sapeva, ma ci si domandava cos’avrebbe potuto combinare se le noie muscolari che lo frenavano fossero svanite. E se, per dirla con Eugenio Corini, avesse "finalmente capito quant'è forte". Con la miglior salute, è arrivato un altro giocatore. Compiuto in tutto quello che gli mancava, lui che era sempre un giocatori da quasi-perfetto, adesso è un attaccante totale, letteralmente immarcabile in B. Perché fa tutto bene e lo fa ovunque. Avanti di questo passo e gli si schiuderanno le porte del grande calcio. Come il suo compagno di reparto, Torregrossa può tranquillamente ambire alla maglia azzurra che con Mancini commissario tecnico hanno potuto conquistare partendo da lontano anche elementi come Lasagna e Pavoletti.

IL VIVAIO DEI TALENTI — Nel giro azzurro c’è già il fiore all’occhiello del settore giovanile, diventato a soli 18 anni uomo-mercato ai massimi livelli: Sandro Tonali, regista che nasce mezz’ala, qualità tecniche evidenti quanto la tignosità, la solidità fisica che si sposa a un carattere eccezionale. Leader nato, Tonali va in mezzo al campo a comandare. Impressionante, vista l’età. Ma la sua personalità è dote innata, rispecchiata da uno sguardo degno di certi personaggi western cari a Sergio Leone. Il successo del Brescia premia un vivaio mai avaro di talenti. E allora in difesa ecco la vera sorpresa: Andrea Cistana, classe 1997. Nato terzino e diventato centrale, non è molto alto, non ha troppi muscoli, fisicamente parrebbe destinato a soccombere quando marca il centravanti-armadio di turno. Ma ha l’anticipo, la tecnica nell’uscire palla al piede. Svelto di mente, adora impostare e sa farsi rispettare. Come Tonali, tende a imporsi. Anche nel suo caso, questione di madrenatura. Ed è naturale che gente così finisca dove deve stare. In Serie A.

Gazzetta

ESCLUSIVA TMW - Brescia in A, Corioni: "Promozione meritata. Balotelli solo un sogno"

"Una promozione strameritata, sono davvero felicissimo per i miei concittadini e per tutti i tifosi del Brescia". Con queste parole Fabio Corioni, già dirigente del Brescia e figlio dello storico presidente Gino, ha raccontato a TMW le sue sensazioni sulla promozione della squadra di Corini.

Dopo un avvio di stagione complicato, l'arrivo di Corini ha indicato la giusta strada...
"Sì, mister Corini si è confermato tecnico serio e preparato, ma anche la squadra mi è sembrata ben costruita dalla società. Ripeto è stata una promozione decisamente meritata, anche perché vincere il campionato di Serie B non è mai semplice".

Adesso la Serie A. E i tifosi chiedono giù l'Europa a Cellino
"Quali sono le ambizioni e gli obiettivi sarebbe meglio chiederlo direttamente al presidente. Io credo però che al primo anno di Serie A sia giusto costruire una squadra in grado di mantenere la categoria. La salvezza deve essere l'obiettivo, anche perché storicamente il Brescia ha sempre fatto fatica al primo anno, poi in futuro si vedrà".

Una salvezza che magari potrebbe essere più semplice se dovesse arrivare un certo Mario Balotelli...
"Quello di Balotelli per me è semplicemente un sogno difficilissimo da realizzare visti i costi e la caratura del giocatore".

Chiusura con i protagonisti della stagione. Lei ha portato Tonali a Brescia, ma c'è qualche altro giocatore che l'ha sorpresa?
"Mi sono piaciuti davvero tanti giocatori della rosa, soffermarmi su uno non mi piace anche perché un solo giocatore non ha la forza di portarti in Serie A. Questa è la vittoria del gruppo. In questo contesto ovviamente sono felicissimo per Tonali, un ragazzo che portai io a Brescia nel 2011".

tmw
 
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view post Posted on 11/5/2019, 17:13
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Milanista Eterno

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Trionfo Lecce, 7 anni dopo è di nuovo Serie A. Il doppio salto e il fattore Liverani


Esulta il popolo del Via del Mare ad appena un anno dalla risalita in B dalla Lega Pro. Capolavoro del presidente Sticchi Damiani e del tecnico romano


SOCIETÀ MODELLO— Sette anni dopo, riecco il Lecce in Serie A. Uno stadio per cantare, quasi 30.000 spettatori per gridare la gioia del Salento. La squadra di calcio diventa il simbolo dell’identità territoriale e attrae intere famiglie per un altro appuntamento con la storia. Era passato, questo Lecce, nel tunnel della sofferenza, con il doppio salto indietro nel 2012 per la retrocessione in B sul campo e poi in Lega Pro per la combine nel derby col Bari. Come se il destino, per una sorta di compensazione, avesse segnato, all’improvviso, un percorso verso la felicità, il club salentino ha potuto festeggiare la seconda promozione consecutiva. Fabio Liverani come Gianpiero Ventura, l’altro stratega che, dal ’95 al ’97, fu capace di compiere l’impresa di conquistare alla guida dei giallorossi due promozioni di fila. Il popolo del “Via del Mare” ha esultato, tenendo testa al tentativo di aggancio del Palermo. Così, il Lecce ha suonato la nona… sinfonia, musica melodiosa per il balzo in A. Nove feste, come le nove vittorie infilate nelle gare interne sino alla chiusura di un torneo da… fantacalcio. Prima di Liverani, avevano messo il loro marchio promozione, nell’ordine, Fascetti, Mazzone, Bolchi, Ventura, Sonetti, Delio Rossi, Papadopulo e De Canio. È giovane la società, creata nel 2015 dall’attuale presidente Saverio Sticchi Damiani - 44 anni compiuti proprio nel giorno della promozione -, avvocato amministrativista, esperto in diritto sportivo e docente universitario. Straordinario il lavoro svolto dal numero uno del club, che ha saputo meritarsi anche l’apporto, ora come maggior azionista (il 30 per cento), del finanziere svizzero Renè De Picciotto, trasferitosi da anni in Puglia e pronto a investire ancora nel Lecce. Rilevata la società dalla famiglia Tesoro, Sticchi Damiani e soci hanno avviato un progetto nel quale hanno assegnato a Liverani e al d.s. Meluso, entrambi da poco vincolati sino al 2022, la missione di stupire sempre più. Con una struttura che mira a consolidarsi nel calcio che conta, un obiettivo, ambizioso e necessario, resta il restyling e l’assegnazione dello stadio, con un accordo trentennale da definire al più presto con l’amministrazione comunale. Il capolavoro compiuto dal tecnico romano ha poggiato sul gioco proposto nella stagione più difficile, che vedeva il Lecce nel ruolo di matricola in Serie B. Smantellata l’intelaiatura di base sulla quale era stata costruita la stagione vincente in C, Liverani ha saputo plasmare in fretta il nuovo gruppo, esaltando la vocazione offensiva di una squadra, nella quale ha ritagliato per Mancosu l’abito di trequartista nel 4-3-1-2. Dal pareggio-beffa per 3-3 nell’esordio a Benevento in poi, con i passaggi di successi netti a Livorno e a Verona, il Lecce ha dimostrato continuità di rendimento (mai due sconfitte di seguito) e crescita costante nell’espressione del gioco, sino a diventare una vera macchina da gol, seconda in B solo al Brescia.

FANTASIA AL POTERE— Trovato in La Mantia il riferimento sul fronte offensivo, la squadra ha avuto i suoi genietti proprio in Mancosu, abile talvolta ad adattarsi anche da falso nueve, e Falco, dotato di qualità di categoria superiore e capace, con accelerazioni e dribbling, di far ammattire le difese avversarie. Con l’arrivo, nel mercato di gennaio di Tachtsidis, un vero ingegnere a centrocampo, il Lecce ha ricercato soluzioni tattiche diverse: cambi di gioco con lanci illuminanti e immediate verticalizzazioni. Già protagonista nel girone d’andata Scavone, poi fermatosi per il grave incidente riportato nel match con l’Ascoli (1 febbraio) per lo scontro con Beretta, nel ritorno Petriccione, sin lì perfetto play, e lo sloveno Majer, svincolatosi dal Rostov, hanno lavorato in sincronia con il greco. E Liverani ha potuto contare sull'exploit di Tabanelli, rivelatosi un goleador di complemento.

LEADER LUCIONI— Come un allenatore in campo, sicura guida per i compagni, Fabio Lucioni è stato il leader. Tornato in pista dopo aver scontato la squalifica per doping, il centrale difensivo ha garantito prestazioni di grande livello. A gennaio ha declinato la proposta del Sassuolo di De Zerbi (suo ex tecnico nel Benevento), preferendo puntare a riprendere la Serie A sul campo. Al fianco di Lucioni, ha giocato soprattutto Meccariello, più presente di Marino e Bovo, mentre sulle corsie esterne Venuti e Calderoni hanno assicurato ripartenze e rifornimenti. In un Lecce a trazione anteriore, più portato a costruire, realizzando sempre molte occasioni da gol, era quasi scontato che la difesa risultasse vulnerabile, più esposta alle iniziative avversarie. Ma Mancosu e compagni, strada facendo, hanno raggiunto un equilibrio quasi perfetto. Sino alla festa per la nona promozione in A. Il club di Sticchi Damiani ci ha preso gusto. Le paure e le sofferenze ormai sembrano davvero lontane.

Gazzetta
 
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view post Posted on 11/5/2019, 17:20
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Milanista Eterno

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Lecce squadra materasso
 
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view post Posted on 11/5/2019, 17:21
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Quando spalletti incontra Pioli, spalletti è un uomo morto.

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fernando pure se è di bari secondo me sarà contento, qualsiasi cosa abbia a che fare con lecce lui la collega ad andonio
 
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