| Milan, da Pato a Higuain: dopo Inzaghi la maledizione del numero 9
Anche Matri, Torres, Destro, Luiz Adriano, Lapadula e Andre Silva non sono riusciti a difendere a lungo il 9: che farà Piatek?
Avanti di questo passo, servirà un’altra ventina di attaccanti per superare i 126 gol segnati da Filippo Inzaghi al Milan. O meglio: occorrerà un’altra massiccia infornata di numeri 9. Quella maglia sembra essersi appiccicata addosso a Pippo, che l’ha rimessa ufficialmente a disposizione del Diavolo nell’estate 2012. Dopo di lui il diluvio, ovvero una serie di 8 eredi che non sono mai riusciti a resistere per più di una stagione con quel numero pesante sulle spalle. Anzi, la maggior parte delle volte non sono nemmeno arrivati a concludere l’annata che avevano iniziato. Con l’avvicinarsi del tramonto della breve era Higuain, ecco che ritorna fuori la maledizione: puntualissimi, sui social sono ricomparsi i collage coi volti dei “falsi nueve”. Verissimi in teoria, ma poi respinti alla prova del… nove.
Fa una certa impressione aggiungere la figurina del Pipita a questa collezione di flop. Se non c’è riuscito nemmeno lui, che pareva destinato a diventare la pietra sulla quale la proprietà Elliott avrebbe costruito il nuovo Milan, allora la cosa si fa seria. Gonzalo si porterà a Londra giusto una manciata di gol rossoneri: soltanto 8 in 22 presenze, basta il bagaglio a mano, non serve neanche stivarli. E volendo guardare le statistiche, era da un decennio abbondante che il Pipita non aveva una media-gol così bassa: 9 reti in 34 presenze nella prima stagione madridista, ma all’epoca era un ventenne di belle speranze. In Sarri ritroverà l’allenatore che lo ha fatto segnare di più, sia in senso assoluto (38 centri nell’annata 2015-16) che relativo, visto che per il record personale gli bastarono 42 partite. Ma intanto gli tocca allenarsi a Milanello come se niente fosse, avvolto nella bolla surreale che rinchiude color che son sospesi. Ogni giorno al centro tecnico di Carnago può essere l’ultimo, ogni cena coi compagni può trasformarsi nel commiato. Finora, comunque, il club smentisce che siano state organizzate cene d’addio e conferma la presenza dell’argentino in ogni seduta.
NOMI ILLUSTRI — Ma torniamo ai nostri numeri 9. L’elenco del “dopo Inzaghi” comprende anche qualche firma prestigiosa: Fernando Torres, per esempio, è un signore che ha conquistato un Mondiale e 2 Europei con la Spagna, vincendo entrambe le coppe continentali a livello di club. André Silva è il pupillo di Cristiano Ronaldo, il ragazzo al quale CR7 contava di lasciare gradualmente il testimone, dopo il trionfo del Portogallo a Euro 2016. Ma volendo partire dal principio, l’allarme sarebbe già dovuto scattare con Alexandre Pato. È lui il primo della serie: al via della stagione 2012 il “Papero” indossa finalmente l’amato 9 (“l’ho sempre sognato e ora è libero”, le sue parole di allora) ma il rendimento è lontanissimo da quanto fatto vedere nei primi tempi rossoneri. Via dopo pochi mesi, con sole 2 reti all’attivo. E sarà anche vero che non ci sono più le mezze stagioni, ma il discorso non vale per i numeri 9 del Milan… dopo Pato, altri tre di fila: Alessandro Matri e Fernando Torres segnano la miseria di un gol a testa, a Mattia Destro va appena meglio con 3 centri. Nessuno di questi porta a termine un campionato intero: Higuain potrebbe essere il quinto a non riuscirci. Dopo Destro tocca a Luiz Adriano, che nelle intenzioni avrebbe dovuto brillare nel Milan come aveva fatto in un altro club particolarmente filo-brasiliano, lo Shakhtar Donetsk. Invece niente, appena 6 gol il primo anno e poi un balletto che lo vede partire per la Cina, rimbalzare a Milano e infine ripiegare in direzione Russia nell’inverno del 2017. A conti fatti, di sicuro il miglior fatturato in relazione alle attese è quello di Gianluca Lapadula, che realizza 8 gol nella stagione 2016-17 e poi lascia la maglia ad André Silva. Il portoghese chiuderà l’unico anno milanista a quota 10, ma a differenza di Lapadula poteva contare anche sull’Europa League.
DA WEAH A PIATEK? — Il resto è storia recentissima e coinvolge il Pipita. Dal ’95, ovvero dal momento in cui sono stati istituiti i numeri di maglia fissi, Higuain è il dodicesimo “numero 9” del Milan. Il primo non era malissimo: tale George Weah, che oggi fa il presidente, e non di una squadra di calcio. Il quarto nemmeno: quel Pippo Inzaghi da cui è iniziata la maledizione. In mezzo a questi due colossi della storia rossonera, un Patrick Kluivert con le polveri bagnate e Gianni Comandini, uno che torna d’attualità a ogni derby con l’Inter. Il tredicesimo potrebbe essere Krzysztof Piatek, anche se forse gli converrebbe virare su qualche altro numero. Ma per uno emerso dalla Slesia più dura, la scaramanzia conta zero: un paio di colpi di pistola con le dita, e via.
Gazzetta
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