L'America ha scelto, Donald Trump è il 45° presidente Usa: "Torniamo a essere uniti"
"Per repubblicani e democratici è arrivato il tempo dell'unione. Dobbiamo collaborare, lavorare insieme e riunire la nostra grande nazione. I dimenticati di questo Paese, da oggi non lo saranno più". Hillary non parla ai sostenitori ma telefona al vincitore. Borse, affondano Tokyo e Hong Kong
DONALD Trump sarà il 45esimo presidente degli Stati Uniti. Dopo Barack Obama, sarà lui il nuovo inquilino della Casa Bianca, guida della superpotenza. Hillary Clinton non parlerà ai suoi sostenitori, ha telefonato all'avversario però. "Andate a casa, non avremo niente da dire stasera" ha detto John Podesta, il manager della sua campagna.
"Per repubblicani e democratici è arrivato il tempo dell'unione. Dobbiamo collaborare, lavorare insieme e riunire la nostra grande nazione. Ho appena ricevuto le congratulazioni di Hillary Clinton e io mi congratulo con lei. La nostra non è stata una campagna elettorale, ma un grande movimento", ha detto Trump nel suo primo discorso dopo i risultati. Emozionato, è salito sul palco con la famiglia al completo, Melania, la nuova First Lady vestita di bianco, e tutti i figli. Come colonna sonora la musica di Independence Day. "Prometto che sarò il presidente di tutti gli americani". E una promessa. "I dimenticati di questo Paese, da oggi non lo saranno più".
Una lunga notte. Dopo poche macchie blu apparse sui contorni della mappa americana, già dalle prime ore dello spoglio elettorale, tutto si è colorato di rosso repubblicano. Stato dopo Stato, un pezzo dopo l'altro.
"È una notte meravigliosa. È una notte fantastica per l'America. È una notte grandiosa per tutta la gente del mondo", ha detto Curtis Ellis, alto consigliere di Trump quando già era chiara la vittoria e le persone iniziavano a defluire dalle piazze. Dopo aver assistito a un'estenuante campagna elettorale piena di veleni, polemiche e colpi bassi, circa 220 milioni di aventi diritto sono stati chiamati prima a scegliere, poi aspettare il nome del 45esimo presidente degli Stati Uniti.
Blu, rosso, i volti di Hillary Clinton e Donald Trump nelle spillette delle persone che assistevano allo spoglio in diretta del loro futuro. L'Empire State Building come un enorme schermo proiettava numeri che da incredibili diventavano velocemente indiscutibili. Le persone per le strade, dietro le transenne, davanti alle tv nelle case, riflesse nei propri telefoni.
Alla mezzanotte italiana (le 6 sulla costa Est) si sono chiusi i primi seggi in Kentucky e in Indiana, entrambi considerati 'safè (sicuri) per i repubblicani e dove Trump ha vinto senza sorprese per poi aggiudicarsi subito anche il West Virginia e dare il via al conto alla rovescia.
Lo staff di Trump, all'inizio scoraggiato - "Ci vorrebbe un miracolo" aveva detto un suo consigliere di alto livello - in breve ha cambiato tono, Trump ha ripreso terreno e non ha più frenato. Le foto su Twitter del quartier generale sono diventate di festa. L'imprenditore che sorride, fa segni di vittoria, intorno strette di mano, abbracci. La mossa che tradiva insicurezza, fatta a seggi ancora apertissimi, di aver presentato in Nevada un primo ricorso contro il voto - respinto dopo poche ore dal giudice -, è diventata inutile.
Hillary Clinton ha vinto Vermont, Delaware, Illinois, Maryland, Massachusetts, New Jersey, Rhode Island, District of Columbia, New Mexico, ma fino allo Stato di New York, ha raccolto briciole. Con le ore che passavano anche i sostenitori diventavano cauti. "Comunque vada l'America resta una grande nazione. Domani mattina sorgerà lo stesso il sole "ha detto Barack Obama. La stessa Hillary ha twittato in anticipo un "qualsiasi cosa accada, grazie lo stesso". Poi ha raccolto i consensi della Virginia, California, Oregon, Hawaii e Colorado. Ma non è bastato e Nevada o Maine non hanno fatto differenza.
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