| Berlusconi, Milan e Mediaset sul mercato: finita l'era delle passioni, si fa cassa per il futuro
Berlusconi, Milan e Mediaset sul mercato: finita l'era delle passioni, si fa cassa per il futuro
Trattative con Mister Bee per la squadra, contatti con Murdoch e Bollorè per le tv: l'ex Cavaliere cerca alleati per traghettare il gruppo nell'era della convergenza fra Tlc e media. Intanto scarica il pozzo senza fondo del calcio e ingrassa il patrimonio personale e di Finivest con le cessioni di quote. Sullo sfondo, il lungo addio alla politica
MILANO - Mani thailandes (quelle di Mister Bee) sul Milan. Mire australiane (leggi Rupert Murdoch) e francesi (la Vivendi di Vincent Bolloré) su Mediaset. La rivoluzione della Fininvest accelera il passo. E nel nome del profitto - l'unica cosa che conta in economia - Silvio Berlusconi si prepara a sacrificare un pezzo del suo cuore e della sua storia come la squadra rossonera e a cercare un partner con cui traghettare le tv di Arcore nell'era della convergenza tra tlc e media.
"Fininvest è sana ed è uscita da quattro anni di crisi molto solida finanziariamente e pronta a cogliere opportunità di sviluppo", ha spiegato oggi Pier Silvio Berlusconi. Per ora, però, vende. L'addio al Milan è una pura questione di soldi. Il giocattolo del calcio è costato all'ex Cavaliere qualcosa come 600 milioni di perdite in 30 anni. Le soddisfazioni sportive non sono più quelle di una volta e per costruire lo stadio è necessario aprire di nuovo il portafoglio. L'assegno di Bee (o quelli che metteranno sul tavolo i possibili rivali cinesi) ha una fila di zeri - si parla di una valutazione vicina ai 500 milioni - in grado di annacquare il dolore anche del tifoso più inconsolabile.
Diverso il discorso per le televisioni. Mediaset è reduce da un periodo difficilissimo: "La pubblicità è crollata del 40%", ha ricordato Pier Silvio e solo una pesantissima politica di tagli ai costi ha consentito al gruppo di uscire dal tunnel e tornare in utile dopo aver perso nel 2012 ben 235 milioni. Cologno però è troppo piccola per fare tutto da sola in un mondo dove servono grandi investimenti - solo per i diritti Champions 2015-2018 ha dovuto pagare quasi 700 milioni - e dove l'arrivo di Google, Facebook & C. sta obbligando i re dell'etere ad andare a nozze con i colossi delle tlc.
La visita di Murdoch a Villa San Martino e la corte serrata al Biscione di Bolloré ("Siamo in ottimi rapporti, ci sono tanti campi in cui potremmo lavorare assieme") dimostrano come i network di casa Berlusconi e la presenza del gruppo in Spagna siano merce appetibile in questo risiko. La Borsa l'ha capito da tempo. E ha spinto le quotazioni di Mediaset al rialzo del 35% da inizio anno: in questi minuti le azioni vengono scambiate a Piazza Affari a 4,7 euro e l'azienda vale 5,5 miliardi di euro, il 300% in più di quel novembre 2011 in cui Silvio fu costretto dallo spread a mollare la poltrona di Palazzo Chigi. Da allora il valore della sua quota nella società è cresciuto da 400 milioni a 1,8 miliardi. E quasi 400 milioni li ha già incassati vendendo il 7,79% sul mercato a inizio anno.
"Siamo corteggiati da tanti. Ma qualsiasi cosa faremo, il controllo di Mediaset non è in discussione", ha garantito oggi Pier Silvio. Sarà. Ma intanto Fininvest continua a far cassa. Tra Milan e collocamenti di Mediolanum e Mediaset ha già in portafoglio quasi 1 miliardo di liquidità. Se dovrà vendere un altro 20% della società di Ennio Doris, come chiede Banca d'Italia dopo la condanna per evasione fiscale dell'ex premier, si metterà in tasca un altro miliardo, cosa farà di tutti quei soldi? Verranno divisi tra i figli o serviranno per chiudere l'era dei saldi e iniziare davvero quella della crescita? La risposta arriverà nei prossimi mesi. Ma sicuramente sono un gruzzolo più che sufficiente a consolare Berlusconi dei guai di Forza Italia e della fine ingloriosa dell'era del Patto del Nazareno.
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