Negli ultimi vent'anni stampa, Istituzioni, opinionisti di grido e benpensanti hanno condizionato l'opinione pubblica strumentalizzando fatti -anche tragici- accaduti all'interno e all'esterno degli stadi.
Col pretesto di ridurre la violenza e i rischi derivati da una gestione dell'ordine pubblico tipicamente italiana, è iniziata quindi una campagna repressiva che sta ormai sconfinando nel resto della società civile.
Le norme liberticide e le leggi speciali introdotte per imbrigliare e zittire quella parte della tifoseria (gli Ultras) più attiva e pensante, restia a un certo tipo di cambiamento di carattere puramente economico, hanno inaridito l'immenso potenziale sociale e solidale caratteristico della maggior parte delle Curve italiane.
Certo, gli Ultras hanno delle grosse responsabilità in tutto quello che è accaduto nella loro lunga storia, e per questo hanno pagato un prezzo altissimo.
Ma raccontare le Curve come una sorta di ricettacoli per emarginati, depravati e criminali, considerarle alla stregua di associazioni per delinquere, sottoporle a continui processi alle intenzioni, significa distorcere la verità e demonizzare una delle pochissime realtà aggregative ancora presente nel nostro bel Paese, creando così un vuoto sociale ben peggiore di quello derivato dalle logiche economiche attuate da dirigenti e presidenti di calcio, scelte che hanno di fatto svuotato gli stadi.
È giunta l'ora di spazzare vie tante menzogne.
È arrivato il momento di raccontare l'altra faccia della Curva.
Il primo reportage è stato realizzato diversi mesi fa a Trieste. dura 35 min. ma ne vale la pena guardarlo (e magari anche ascoltare) fino in fondo.
per quelli che credono che ciò che vedono sia solo apparenza si sbagliano di grosso. la parola apparire sul vocabolario di questi ragazzi non esiste.
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