| Miccoli: "La mafia mi fa schifo" "Le offese a Falcone? Ho sbagliato per superficialità, presunzione e ignoranza"
Invia ad un amico OkNotizie Stampa AAA 13 Luglio 2013 Fabrizio Miccoli, Foto LaPresse Travolto dalle offese rivolte a Falcone, dalle amicizie con figli e nipoti dei boss, e dall'accusa di tentata estorsione e abuso di sistemi informatici, Fabrizio Miccoli ha deciso di chiarire e difendersi. Lo fa sulle pagine di SportWeek. "La mafia mi fa schifo", spiega l'ex attaccante rosanero. "Ho sbagliato per superficialità, presunzione e ignoranza", ha aggiunto il bomber finito nel mirino della Procura di Palermo.
Nell'intervista Miccoli raccontare le sue verità. A cominciare dalle frequentazioni pericolose con Mauro Lauricella, figlio di un noto boss, e Francesco Guttadauro, nipote del super-latitante Matteo Messina Denaro. "Mauro l'ho conosciuto al campo d'allenamento del Palermo, non sapevo chi fosse, poi col passare degli anni ho saputo tutta la sua storia - spiega l'ex idolo rosanero -. Ci vedevamo soprattutto d'estate e ci sentivamo al telefono ogni tanto. Non ho evitato di vederlo perché mi sono rifiutato di condannarlo per il cognome che porta. Per me era un ragazzo pulito, fuori da ogni giro e incensurato. Avevo la sensazione che gli mancasse affetto e gli sono stato vicino".
"Francesco invece l'avrò visto 3-4 volte in sei anni - ha raccontato invece su Guttadauro -. In città ho frequentato tutti, a 360 gradi. Ho trascurato la mia famiglia per donarmi a Palermo. Ho litigato molte volte con mia moglie perché andavo ovunque mi invitassero e no nrifiutavo mai. Mi sentivo uno importante".
Poi ci sono le pesanti offese a Giovanni Falcone, che molto hanno colpito l'opinione pubblica, la politica e i vertici del calcio italiano. "Era il 13 agosto 2011, uno dei pochi giorni liberi dopo un mese di ritiro in Austria - spiega Fabrizio -. E' stata una cosa detta in macchina, dopo una nottata in un locale alle cinque meno venti del mattino. Quello che ho detto è gravissimo, mi scuserò all'infinito, con la città e con la famiglia Falcone". "Non voglio alibi, ma non credevo fosse una parola così pensante - prosegue -. Al campo la usavamo tutti, per prendere in giro i compagni, il magazziniere, i preparatori. Fango di qui, fango di là... E' una cosa che ho detto, stupidamente, senza pensarci. Chiedo scusa a tutti".
Bocca cucita invece sull'accusa di estorsione, legata alla discoteca "Paparazzi": "Non posso parlare di questa cosa, l'ho promesso ai magistrati. Dico solo che in quella discoteca non ci sono mai stato, non conosco i proprietari e non so nemmeno dove sia".
Poi la dichiarazione che tutti aspettavano. Chiara e semplice: "La mafia mi fa schifo e 'fango' sono i boss, sempre che la parola 'fango' si a sufficiente", dice Miccoli durante l'intervista.
Infine qualche parola su tutto quello fatto a Palermo e sul futuro: "Raccoglievo i regali della Nike e li donavo a chi aveva bisogno tutti i mesi, facevo collette tra i compagni, spendevo 30mila euro l'anno per comprare maglie del Palermo da regalare, per non parlare dei soldi dati a un'associazione di Partinico, i giocattoli all'ospedale Santa Cristina, contributi a cinque case famiglia... Davvero un errore può cancellare tutto questo?". "La mia squadra dei sogni? Non è difificle da capire, il Lecce. Un accordo sui soldi lo troviamo e poi faccio un gol sotto la Nord e posso pure smettere", conclude Miccoli.
sportmediaset
Posso confermare che in Sicilia c'è il modo di dire " Fango" come dire " sei una merda" ma in tono scherzoso..detto questo non so nulla, non ho sentito l'intercettazione e quindi quello che penso l'ho già scritto
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