| Rivaldo debuttò giovanissimo nella squadra del Paulista, precisamente nel 1989, quando aveva 16 anni. Nel 1993, dopo aver giocato in prima divisione con la maglia del Mogi Mirim, firma un contratto con il Corinthians, e debutta con la maglia della Nazionale brasiliana segnando il gol decisivo in un’amichevole contro il Messico. L’anno seguente, nel 1994, si trasferisce al Palmeiras vincendo il campionato. Dopo aver raggiunto le semifinali alle Olimpiadi di Atlanta nel 1996, si trasferisce in Spagna, al Deportivo La Coruna. L’ottima annata personale gli vale la chiamata del Barcellona l’anno successivo, dove rimarrà per cinque stagioni, vincendo due volte consecutive il campionato spagnolo, una Coppa del Re e una Supercoppa Europea. E’ ben fornito anche il suo palmares con la nazionale verdeoro: dopo la sfortunata finale di Parigi del Mondiale 1998, persa contro la Francia, l’anno seguente vince la Coppa America e nel 2002 conquista la Coppa del Mondo in Giappone e Corea del Sud segnando anche 5 gol. E’ l’apoteosi: il giocatore è sulla bocca di tutti, incanta in blaugrana, è vincente con la propria Nazionale e, a livello personale, conquista nel 1999 sia l’ambito “Pallone d’Oro” che il premio “Fifa World Player”. Diventa pertanto l’oggetto del desiderio del Milan, che riesce ad ingaggiarlo a fine estate 2002. Si presenta ai tifosi rossoneri il 14 Settembre al “Braglia” di Modena: il Milan vince 3-0 e lui dà un assaggio della sua classe segnando uno strepitoso gol di tacco. Prodezza però annullata dall’arbitro; tuttavia, si sblocca alla quinta giornata di campionato a Bergamo, battendo Taibi con un sinistro da fuori area. A fine stagione il suo score sarà di 5 gol in 22 partite e, pur giocando poco e al di sotto delle aspettative, alzerà al cielo con i compagni la Champion’s League nella magica notte di Manchester. L’anno dopo, nonostante inizi la stagione in rossonero, non c’è più feeling, diventa ben presto un presenza ingombrante, complice anche l’arrivo di Kakà. Lo spazio per questo “Extraterrestre” (così era soprannominato) si riduce ulteriormente e quindi stabilisce di andarsene e contemporaneamente il Milan decide di privarsi delle sue prestazioni, arrivando al punto tale da concedere al brasiliano, pur di sbarazzarsene, il proprio cartellino e pure una buonuscita di 6 milioni di Euro. Si concluse così la disavventura di colui il quale era stato spacciato come l’uomo della svolta, quello che avrebbe fatto faville dietro a Shevchenko e Inzaghi. E la spiegazione del suo fiasco è tutto in questo errore tattico: se mai Rivaldo è stato in passato un centrocampista offensivo, da molti anni si era trasformato in una seconda punta atipica, quasi un centravanti arretrato tanto che nell’ultimo a Barcellona giocava come punta a fianco di Saviola con Kluivert trequartista. La difficoltà di inserimento in un ruolo non suo in una squadra non proprio brillante e con diversi giocatori fuori ruolo era facile da prevedere, così come era non era difficile prevedere che il vero alter-ego del brasiliano fosse il veloce, dinamico e duttile Shevchenko piuttosto di Rui Costa, ormai sul viale del tramonto. Poi, con l’arrivo di Kakà, per lui non c’era proprio più scampo. Si congeda quindi dai rossoneri in smoking, prima di un Milan-Lecce 3-0, lasciando in lacrime il campo. Fu subito arruolato dal Cruzeiro, ma nella partita d’esordio fu involontario autore di un autogol. Le cose non migliorarono per lui e la squadra, quindi tentò l’avventura in Grecia, campionato non certo difficile né esaltante: nel Luglio del 2004 firma per l’Olympiakos Pireo, squadra nella quale dichiara di volere terminare la carriera. Tuttavia, entrato in contrasto con la dirigenza per il rinnovo del contratto, alla fine della stagione 2006/2007 decide clamorosamente di firmare con i rivali storici dell’AEK Atene per due anni, ma dopo la fine del girone d’andata, risolve il contratto con i greci e si ritira dal calcio, salvo poi cambiare idea (grazie ad un’offerta che non si poteva rifiutare) e firmare per la squadra del Bunyodkor, nel lontano Uzbekistan. Fece scalpore quando, nel bel mezzo di Brasile-Turchia del 3 Giugno 2002, nel momento in cui doveva battere un calcio d’angolo, il giocatore Hakan Unsal gli tirò una pallonata su uno stinco, Rivaldo si portò le mani al volto e cominciò a fingere di essere stato colpito in piena faccia, buttandosi addirittura a terra, cosa che portò l’arbitro ad ammonire il giocatore turco. La partita venne vinta dal Brasile per 2 a 1, ma il 6 Giugno 2002 arrivò una multa al brasiliano per oltre 7.000 Dollari. Il giocatore ammise di aver finto ma disse di non pentirsi aggiungendo inoltre che aveva finto per rendere la partita più intensa. Vien da chiedersi se anche a Milano e nella parte finale della sua carriera – tra Brasile e Grecia – avesse fatto finta di essere un pessimo calciatore.
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