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Roque Junior

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view post Posted on 20/1/2012, 16:08

El Milan e poeu pù

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Roque Junior ha cominciato a giocare a San Paolo, nella squadra del San Josè; dal 1995 è al Palmeiras, dove ha vinto quattro trofei importanti, tra cui una Coppa Libertadores. Arrivò a Milano nel 2000 come una giovane promessa del calcio sudamericano, che era già nel giro della sua Nazionale; fu lui l’uomo scelto da Galliani e Braida – che schiacciarono la concorrenza del Parma – per ringiovanire la difesa rossonera. Il suo mentore fu Felipe Scolari che, al suo arrivo al Palmeiras, lo promosse immediatamente dalle squadre giovanili a titolare della prima squadra. Saputo del suo ingaggio da parte del Milan, il trainer brasiliano mandò un chiaro messaggio a Zaccheroni: «Ha preso un grande campione, gli sistemerà la difesa, è un giocatore che tutti gli allenatori vorrebbero avere». Chissà come se la rideva sotto i baffi. E aggiunse: «Roque può essere utilizzato sia in una difesa a tre che in una difesa a quattro. In una difesa a tre può essere tranquillamente schierato sia a destra che a sinistra. Io non l’ho mai messo al centro, non gli riesce bene». Tutto sommato, è stato onesto. Peccato che il brasiliano in rossonero non giocò bene né al centro, né a destra, né tantomeno a sinistra. Alla sua presentazione a Milanello, tra le altre cose, disse: «Sono veloce, rapido e credo di avere una buona tecnica. Ma voglio soprattutto migliorare». Giusto. Nel primo anno in maglia rossonera gioca con buona regolarità: 22 presenze (e sarà la sua stagione migliore, il che è tutto dire). L’esordio avviene il 15 Ottobre al “Dall’Ara” contro il Bologna: il Milan perde 2-1. Un inizio amaro che rispecchia perfettamente la sua deludente parentesi milanese, che dura tre stagioni. Colleziona diverse brutte figure, ma una sua pessima prestazione in Champion’s contro il Paris Saint Germain è rimasta nell’immaginario collettivo dei tifosi. A proposito: nel suo ultimo anno in quel di “San Siro” gioca appena 4 partite in campionato, ma vince una Champion’s League, giocando addirittura uno spezzone di finale a Manchester. Anche troppo, per lui. Grazie a tutti per la Coppa, baci e abbracci e passaggio in Inghilterra al Leeds, dove resta appena sei mesi: il 26 Gennaio 2004 torna in Italia, poiché viene preso in prestito dal Siena. Questo perché la società toscana, come espresse in un comunicato, con il suo ingaggio “ha concretizzato la volontà di rinvigorire la rosa sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo”. Ma dove? Ma quando mai? Anche a Siena, dove sarà ricordato molto di più per l’insolita quanto stravagante capigliatura (a Milano era solito portare i capelli molto corti), non lo ricordano con molto affetto. Tant’è che anche Papadopulo si ricordò delle sue inquietanti prestazioni in maglia rossonera, perciò lo utilizzò in sole 5 occasioni. Trasferitosi al Bayer Leverkusen, in Germania, diventerà il simbolo di una delle difese più scarse d’Europa, divenuta quasi celebre per le grandi quantità di gol che subiva. Se pensiamo che in occasione dei Mondiali del 2002 l'allora C.T. del Brasile, pur di farlo giocare da titolare al centro della difesa, richiamò in squadra un giocatore come Aldair che aveva dato da tempo l’addio alla Selecao, potremmo tranquillamente pensare che il tecnico si sia rincoglionito. L’obiettivo era quello di fare da balia a Roque e migliorarlo. Scommessa persa, anche se parzialmente. Infatti, malgrado i successi con la Nazionale brasiliana – ha vinto anche da titolare il Mondiale 2002 collezionando 48 presenze dal 1999 – nella sua carriera con la Selecao giocò indubbiamente meglio rispetto a quanto fatto vedere in Italia. Una carriera dalle due facce, vissuta contemporaneamente su due binari diversi ma inesorabilmente paralleli. Gli italiani hanno conosciuto quella peggiore, che più peggiore non si può.

Col Milan: 44 presenze, 0 gol
 
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view post Posted on 18/10/2018, 16:58
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Milanista Eterno

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Roque Junior ricorda gli anni al Milan: “Zaccheroni mi ha insegnato tanto. Finale di Manchester? Giocai infortunato durante i supplementari…”


Roque Junior, ex difensore rossonero, ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport nella quale è tornato a parlare dei suoi anni al Milan. Ecco le sue parole: “Quando arrivai, il grande punto di riferimento al Milan era Zaccheroni. In Brasile non avevo imparato tanto difensivamente e lui mi insegnò molto sotto questo aspetto. Come detto, mi istruì nel gioco di squadra e sul collettivo. Non dovevo guardare solo l’avversario, ma la palla e di ridurre gli spazi del campo. Ciò cambia abbastanza la dinamica del gioco. La finale della Champions a Manchester? All’epoca il calcio italiano stava molto meglio. Finale italiana con la Juventus e prima avevamo eliminato l’Inter in semifinale. Giocai infortunato durante i supplementari poiché avevamo fatto tutte le sostituzioni. Così ho potuto pure dare il mio contributo. L’addio al Milan? Magari potevo restare ancora un po’ in Italia, però sono decisioni che si prendono nella vita. Ero già stato campione del mondo e avevo vinto la Champions. Al Milan c’era molta rotazione, non potevo giocare sempre. Il calcio inglese era ben diverso da quello italiano. Allora c’erano quattro o cinque squadre che si giocavano lo scudetto e le altre praticavano il tradizionale calcio inglese di palloni lunghi, traversoni alti. Al giorno d’oggi le squadre inglesi giocano di più palla a terra”.

mn
 
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view post Posted on 18/10/2018, 17:03
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Milanista Eterno

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come dimenticare il suo morso alla medaglia stile cagnolino xD
 
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view post Posted on 18/10/2018, 20:23
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Quando spalletti incontra Pioli, spalletti è un uomo morto.

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difensore discreto o poco più ma quella sera fu a dir poco eroico
 
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