Eleganza, fantasia ed umiltà, queste le caratteristiche che hanno reso celebre Manuel Rui Costa: in campo un artista, fuori dal rettangolo da gioco un signore. Il portoghese è stato uno degli ultimi veri ‘fantasisti’, un calciatore che nella sua carriera ha seminato centinaia di avversari, mentre correva a testa alta alla ricerca del pertugio giusto per mettere in condizioni di segnare un compagno.
Carriera
Un talento così limpido è difficile da non notare, ed infatti nemmeno Eusebio (non proprio l’ultimo arrivato) rimane indifferente quando vede Manuel durante una partita amatoriale. La leggenda portoghese non esita un attimo e decide che Rui Costa deve essere un giocatore del Benfica. E’ proprio nel club delle aquile che il giovane ‘Rui’ muove i primi passi da calciatore e cresce, ignaro del fatto in futuro sarà uno dei più forti trequartisti del mondo. La confidenza con la palla ed il dribbling sono doti naturali, ed anche da giovane capisce il gioco in anticipo rispetto ai compagni e sa sempre dove andrà a finire il pallone, o dove verrà a crearsi uno spazio da attaccare.
La crescita di Rui Costa è costante, perciò i dirigenti del Benfica prendono la decisione di mandare il giocatore in prestito per un anno all’AD Fafe. L’impatto con un banco di prova più impegnativo è positivo e la stagione successiva Rui Costa torna alla base dopo aver preso parte al Mondiale U20 del 1991, vinto proprio dal Portogallo.
L’astro nascente splende sempre di più, ed il Benfica decide di puntare su di lui. E’ il 1992 e all’Estádio da Luz si esibisce una squadra piena di talenti; a fine stagione arriva la conquista della Coppa di Portogallo, mentre l’anno successivo il trionfo in campionato. Il giocatore è ormai noto agli osservatori di tutti i top club europei, ma una persona in particolare si innamora del talento lusitano: Vittorio Cecchi Gori. Il presidente della Fiorentina non ci pensa due volte e porta a Firenze Manuel Rui Costa, il quale ha 22 anni e costa ai viola la bellezza di 11 miliardi di vecchie lire.
Solo l’idea di farlo giocare alle spalle del Re Leone, Gabriel Omar Batistuta, stuzzica le fantasie dei tifosi viola, e come nelle previsioni, l’accoppiata regala alla Fiorentina diverse soddisfazioni e successi. Il tifo fiorentino celebra ‘Rui’ come un idolo e lui ricambia con prestazioni eccelse, che nella sua seconda stagione porteranno a Firenze la Coppa Italia. Nell’estate del 1996 partecipa all’Europeo con la sua Nazionale, ma senza brillare in particolar modo. L’anno successivo inizia con la vittoria della Supercoppa e Cecchi Gori allestisce una squadra pronta per competere ad alti livelli, ma manca sempre quel ‘quid’ per vincere qualcosa di importante.
Batistuta lo capisce e decide di andare a Roma per far suo lo Scudetto, mentre Rui Costa rimane in viola per dare ancora il suo apporto alla squadra, che con Trapattoni in panchina, arriva ad un soffio dai quarti di finale di Champions nell l’edizione 99-00. Nel 2001 la Fiorentina vince di nuovo la Coppa Italia, ma è l’ultimo trofeo di Rui Costa in maglia viola, dato ceh decide di lasciare Firenze a causa della pessima situazione finanziaria della società gigliata. Il portoghese accetta l’offerta del Milan, una cessione che frutta alle casse viola ben 85 miliardi di Lire; una plusvalenza notevole. Il fantasista cerca di salvare la società grazie alla liquidità incassata dalla sua cessione, ma purtroppo non basta. In rossonero Rui Costa inizia una “seconda giovinezza” e prova cosa vuol dire giocare in un top club, ma non dimentica quanto fatto a Firenze, dove rimane il cuore del portoghese, che si commuove davanti ai 10.000 tifosi che si recano all’aereoporto per il suo addio.
E’ un uomo sensibile Rui Costa, un’emotività che trasmette anche nelle sue gesta in campo, danzando sul pallone e creando traiettorie quasi dipinte. La prima stagione al Milan è di adattamento, ma dopo il Mondiale del 2002, torna più forte e determinato per fare bene e con i rossoneri e centra un memorabile double: Champions League-Coppa Italia. E’ lui il campione che svezza Kakà e trascina il Milan alle vittorie con i suoi assist per i gol del giovane Sheva. Le soddisfazioni non sono finite, poiché ci sono da vincere ancora Supercoppa Europea ed Italiana, oltre allo Scudetto 2003/2004. Durante l’estate del 2004 disputa la sua ultima competizione in Nazionale, che termina con un retrogusto amaro dettat0 dalla sconfitta in Portogallo durante la finale dell’Europeo contro la sorprendente Grecia. Al suo ritorno Rui Costa riconosce che è il momento di cedere lo scettro da titolare al rampante Kakà: “Se non gioca Kaka’, non so chi deve giocare”. E’ l’ultimo anno del portoghese al Milan, ma è anche una stagione sfortunata, poiché il Milan perde la rocambolesca finale di Istanbul nell’epilogo di Champions Lerague contro il Liverpool.
Rui Costa decide di rescindere il suo contratto con i rossoneri per fare ritorno al Benfica e Galliani non si oppone alla richiesta del giocatore. Le sue ultime due stagioni a Lisbona non sono da “pensionato”, anzi, Manuel mette ancora in mostra il suo vellutato tocco di palla e la squadra dipende dalle sue giocate. L’ 11 maggio 2008 gioca la sua ultima partita con la maglia del Benfica, ritirandosi ufficialmente dall’attività agonistica. Tuttavia, Rui Costa rimane nel mondo del calcio e ricopre, tutt’ora, il ruolo di direttore sportivo del Benfica. Anche in questa sua nuova occupazione è sempre leale ed appassionato, generoso e caparbio, imprevedibile ed innamorato di questo meraviglioso sport
Palmarès
Club
Competizioni nazionali
Coppa di Portogallo: 1
Benfica: 1992-1993
Campionato portoghese: 1
Benfica: 1993-1994
Coppa Italia: 3
Fiorentina: 1995-1996, 2000-2001
Milan: 2002-2003
Supercoppa italiana: 2
Fiorentina: 1996
Milan: 2004
Campionato italiano: 1
Milan: 2003-2004
Competizioni internazionali
Champions League: 1
Milan: 2002-2003
Supercoppa UEFA: 1
Milan: 2003
Nazionale
Mondiale Under-20: 1
1991