| Pirlo,la luna di miele in bianconero è finita e i giocatori sono confusi
di Paolo Tomaselli e Massimiliano Nerozzi29 nov 2020
Sei punti lasciati per strada con Crotone, Verona e Benevento. La squadra non ha ancora capito quali sono le indicazioni dell’allenatore: il gioco non decolla
La luna di miele tra Andrea Pirlo e la sua squadra è finita ed è costata un discreto gruzzolo di punti. Gli alibi — tempi ristretti, nessun ritiro e zero amichevoli, inesperienza assoluta — sono ormai esauriti, un po’ per tutti. I 6 punti lasciati per strada con Crotone, Verona e Benevento, oltre ai 4 persi all’Olimpico contro le due romane sarebbero costati un processo ad Allegri e una sentenza definitiva a Sarri.
INFOGRAFICA
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Il predestinato
Con Pirlo — il «predestinato», secondo la definizione che ne ha dato il direttore bianconero Fabio Paratici — ci sono stati entusiasmo, curiosità e pazienza nell’ambiente bianconero: normale e giusto che fosse così. Ma qualche dubbio comincia ad emergere su questi primi tre mesi di lavoro, che hanno portato 6 punti in meno rispetto al 2019 e 6 lunghezze di distacco dal Milan: troppe dopo 9 gare per non pensare a qualche difetto strutturale di macchina e piloti.
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La crisi
Del resto, il primo ad aprire la crisi di governo è stato lo stesso Pirlo sabato sera a Benevento: «Senza Ronaldo facciamo più fatica. Ci sono pochi giocatori di personalità» ha detto il tecnico con il consueto tono piatto, che però sa cogliere nel segno. La qualità però non manca. E nemmeno l’esperienza: basta un deficit di «killer istinct» per spiegare il secondo tempo contro la squadra di Filippo Inzaghi? L’espressione attonita di Pirlo di fronte all’amico e collega, che invade l’area tecnica juventina in piena trance agonistica, può essere un punto di partenza per un’altra domanda: Pirlo ha davvero capito cosa vuol dire guidare il gruppo, nei momenti topici?
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Lo spogliatoio
Il problema di partenza, secondo le impressioni di alcuni giocatori juventini, è comunicativo, un po’ come era stato con Sarri: Pirlo non parla molto di tattica e di campo alla squadra e nemmeno ai singoli. La maggior parte del lavoro è nelle mani di Tudor, il suo vice. Mentre l’altro collaboratore Baronio si fa sentire molto durante le partite. Le idee di Pirlo di un calcio propositivo e moderno, piacciono al gruppo, perché implicano un cambio di mentalità: la squadra su questo è ricettiva e ben disposta. Ma tra teoria e pratica del calcio «liquido», di cui Andrea parla nella sua tesi di Coverciano, rischia di esserci uno stacco forte: anche le piccole squadre aggrediscono la Juve in mezzo al campo o in fascia, riuscendo a limitarla o a colpirla. I troppi silenzi di Pirlo sembrano pesare soprattutto sulla costruzione del centrocampo e dell’attacco, per il quale ci sono movimenti e posizioni ben diverse rispetto a Sarri. E così il gruppo percepisce le difficoltà dei singoli: Dybala e Kulusevski ad esempio non hanno sempre ben chiaro cosa voglia da loro l’allenatore, sul piano tattico. Lo stesso alcuni centrocampisti, specie nella fase di non possesso. Con il risultato che la Juve spesso è troppo lunga. Con Ronaldo in campo, certo. Ma anche senza. E le scelte di CR7 su quali partite saltare, almeno hanno un merito: far emergere i problemi, prima che sia tardi per risolverli.
corriere
Non ci avevo pensato...potrebbe essere Tudor il vero allenatore con lui che sta facendo lo stage...potrebbe darsi eh...
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