Inferno Rossonero |
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| "Una settimana prima di esordire in serie A contro il Milan, con un mio amico della Primavera del Parma uscimmo con due ragazze. Andammo in un locale. Bevemmo qualche bicchiere. Io quando ho un po’ di alcol in corpo divento «effervescente», se mi consentite l’eufemismo. Così, quando finì la serata e ci ritrovammo in strada, mi misi a fare pipì sull’auto del mio amico (io ero ancora senza patente e pure senza vespino). Il padrone del locale, che pensava che l’auto fosse di chissà chi e temeva qualche zuffa, chiamò subito la polizia.
«Cosa fate qui?» chiesero i poliziotti appena scesi dalla volante. «La pipì», risposi io con la mia solita faccia da schiaffi. «Documenti» ribatterono quelli. Cominciammo a battibeccare, volò qualche parola di troppo. Il giorno dopo Pastorello mi convocò in sede. «È arrivata una denuncia per te.» «Per me? E a che proposito?» Caddi dalle nuvole. Avevo già dimenticato tutto, nella mia incoscienza giovanile mi sembrava di non aver fatto nulla di grave, di non aver offeso nessuno. «Oltraggio al pudore e resistenza a pubblico ufficiale» mi recitò il direttore sportivo.
Andai in questura a scusarmi. Feci ammenda e la denuncia venne ritirata. Dopo una settimana esordii in serie A e la mia avventura tra i «grandi» ebbe inizio. Di quella serata da pazzo non se ne è mai saputo nulla. Ho sempre pensato che se fosse capitato una settimana dopo l’esordio non me la sarei cavata così a buon mercato. E secondo me sarebbe stato sbagliato. Perché io ero ancora io, serie A o Primavera. Ero un ragazzo. E quella non si doveva considerare neanche una bravata. Una stupidaggine, se vogliamo."
[Gianluigi Buffon]
Fonte: autobiografia Buffon "Numero uno"
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