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| Liverpool, Klopp: "Karius condizionato dalla commozione cerebrale. Non è una scusa" "È la nostra spiegazione della vicenda". Così il tecnico dei Reds a proposito dell'infortunio subito dal portiere in finale
"Non so cosa la gente pensi di questa situazione, ma l’unica cosa che posso dire è che Karius ha avuto una commozione cerebrale". Così Jurgen Klopp a proposito dell'infortunio subito dall'estremo difensore del Liverpool durante la finale di Champions contro il Real Madrid: "Chiunque abbia avuto una commozione sa che può manifestarsi in maniera differente - prosegue il tecnico tedesco al sito ufficiale dei Reds -. Ovviamente lui non era cosciente della cosa, così sono le commozioni. Chi ce l’ha è l’ultima persona a rendersene conto".
LA RICOSTRUZIONE — L'ex allenatore del Borussia Dortmund ha spiegato come fosse venuto a sapere di tale incidente: "Con tutta l’intensità, l’adrenalina e la delusione del match, nessuno ci aveva fatto caso. Per essere onesto, ho avuto bisogno di qualche giorno per accettare la sconfitta. Dopo 4 giorni ho ricevuto una telefonata da Franz Beckenbauer che, di ritorno da un dottore, mi disse: 'Il tuo portiere aveva una commozione cerebrale'. Io gli risposi ovviamente sorpreso: 'Che cosa?', visto che dalla mia posizione durante la partita non era facile vedere quella situazione. Mi sono messo allora a cercare foto da diverse angolazioni e dopo averle viste ho pensato: 'Ma veramente nessuno ha considerato questa botta come una possibile causa dei due errori'".
LA SPIEGAZIONE DI KLOPP — Ovviamente dalle sole immagini sarebbe stato difficile confermare la commozione: "Pensavo fosse troppo tardi per verificare la cosa, ma adesso so che le commozioni non vanno e vengono in un giorno. 5 giorni dopo la finale, Loris aveva ancora 26 indicatori su 30 di una commozione - la chiosa finale di Jurgen Klopp - . Non vogliamo usare questo come una scusa, ma bensì per spiegare come siano accadute alcune cose. Karius è stato condizionato dallo scontro, al 100%. Non importa quello che la gente dice. Non usiamo questo come una scusa".
Gazzetta
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