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Donald Trump è il 45° presidente Usa

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view post Posted on 11/11/2016, 10:50
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Milanista Eterno

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Manifestanti pagati contro Trump

Negli Stati Uniti non tutti hanno digerito a cuor leggero la vittoria del candidato repubblicano Donald Trump, eletto, grazie ad una vittoria netta sulla rivale democratica Hillary Clinton, 45° Presidente della storia del Paese contro ogni pronostico e previsione. Migliaia di persone sono scese in piazza in molte grandi città per protestare contro la vittoria del “tycoon” al grido di “non è il mio presidente”, da New York a Washington D.C passando per Seattle e Oakland. Manifestazioni non sempre pacifiche, dove si sono registrati almeno un centinaio di arresti tra i manifestanti. A New York la polizia ha arrestato trenta persone che manifestavano davanti alla Trump Tower. Lo stesso è accaduto a Los Angeles, a Chicago, e in tutto il resto del Paese.

Che una parte di queste manifestazioni sia spontanea, nessuno lo vuole mettere in discussione. Ma se si analizzano a fondo questi moti di protesta contro il neo-presidente c’è anche dell’altro che merita di essere raccontato: ossia che un’altra fetta di queste proteste è de facto fomentata e finanziata ad arte da alcune associazioni molto potenti e influenti che fanno parte degli ambienti “radical” e progressisti americani. Organizzazioni che hanno dalla loro parte un’ingente quantità di denaro da offrire a nuovi adepti e attivisti dell’ultimo minuto, tanto da pagarli fior di quattrini per farli scendere in strada ad esprimere pubblicamente il proprio dissenso contro The Donald. Come? È davvero molto semplice. Facendo una banale ricerca su Craigslist, database molto popolare negli Stati Uniti che ospita annunci dedicati al lavoro, eventi, acquisti, incontri e quant’altro, si possono facilmente scovare delle curiose comunicazioni come questa: siamo a Seattle, nello Stato di Washington, una delle città teatro delle manifestazioni anti-Trump. L’annuncio è stato pubblicato nelle stesse ore – guarda caso – in cui tali dimostrazioni si sono succedute.

“Combatti l’Agenda Trump! – recita l’annuncio – Assumiamo attivisti a tempo pieno. Washington Can! È la più radicata associazione politica no-profit del nostro stato. Da oltre 35 anni ci battiamo a livello locale e nazionale su tematiche quali le questioni razziali, il sociale, la sanità, i diritti degli immigrati, l’equità fiscale. Siamo alla ricerca di persone motivate, che sia per un part-time o a tempo pieno. Offriamo dei posti fissi e abbiamo diverse posizioni di lavoro. Offriamo assistenza medica, ferie pagate, giorni di malattia retribuiti, aspettativa. Viaggi. La paga media varia tra i 15 e i 20 dollari l’ora“. L’annuncio sospetto è stato pubblicato dalla Washington CAN! – acronimo diWashington Community Action Network – associazione vicina alla sinistra “radical” che conta più di 40mila iscritti e la cui mission è quella di “raggiungere l’uguaglianza economica, sociale e razziale al fine di stabilire una società democratica caratterizzata dalla giustizia ed equità, nel rispetto delle diversità e da una qualità di vita decente per tutti coloro che risiedono nello Stato di Washington”. La Washington CAN! fa parte di un network di associazioni presenti in modo capillare su tutto il territorio degli Stati Uniti e affiliate sotto il nome di USAction, federazione composta da 501 organizzazioni e gruppi di matrice progressista fondata nel 1999 e ora presieduta dall’attivista afroamericano William McNary. Vicepresidente è Heather Booth, volto storico del femminismo statunitense.

La USAction nasce dalle ceneri della Citizen Action – guidata per anni dalla Booth – che contava attivisti e associazioni affiliate in 34 Stati: con l’avvento dell’amministrazione Clinton (1993) passò dall’essere un soggetto apartitico e indipendente a sostenere pubblicamente il Partito Democratico americano e l’allora presidente Bill Clinton. L’organizzazione venne coinvolta nello scandalo giudiziario Teamstersgate, a causa di un finanziamento illecito elargito a Ron Carey e alla sua rielezione alla guida del sindacato Teamsters, che rappresenta oggi operai e professionisti nel settore pubblico e privato. A causa di quella vicenda legale e di innumerevoli problemi finanziari, nel 1999 Heater Booth decise di accantonare Citizen Action e fondare la USAction.

E chi finanzia la lobby USAction e le sue battaglie mirate a “rafforzare le voci progressiste su scala locale e nazionale e aiutare i candidati affinché vengano eletti”? Semplici donazioni di privati cittadini? Non solo. Ebbene, come dimostrato dalle mail declassificate dagli hacker di DC leaks nei mesi scorsi, tra i più importanti finanziatori dell’organizzazione c’è lui, descritto dagli stessi hacker come “l’architetto di ogni rivoluzione e colpo di stato degli ultimi 25 anni”, il magnate e speculatore finanziario George Soros, nemico giurato di Donald Trump (e Vladimir Putin) nonché accanito sostenitore di Hillary Clinton e importante sponsor della sua ultima campagna elettorale. Come si evince da un documento declassificato, il presidente della Soros Fund Management e della Open Society Foundations, avrebbe infatti donato tra il 2010 e il 2011 a USAction – network di cui fa parte anche la Washington CAN! – una cifra pari a 300 mila dollari alla voce “USAction Education Fund” a favore della “più grande e importante organizzazione progressista degli Stati Uniti”.

E dunque è certamente verosimile che i soldi provenienti dalle cospicue donazioni del magnate siano state impiegati per pagare quegli stessi attivisti che abbiamo visto in strada mentre riversavano tutto il loro odio e disprezzo nei confronti del neo-presidente americano. Un nesso a dir poco inquietante, che la dice lunga su quanto Donald J. Trump sia scomodo e avverso ai poteri della grande finanza internazionale e delle élite progressiste, le quali hanno evidentemente fomentato e soffiato sul fuoco della protesta, sfociata nella poi violenza e nell’insulto, nei confronti di un presidente democraticamente eletto dalla stragrande maggioranza degli americani. Sembrerebbe la trama di un film ma a volte, si sa, la realtà supera la fantasia

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view post Posted on 11/11/2016, 11:20
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CITAZIONE (Ibra10 @ 11/11/2016, 10:50) 
Manifestanti pagati contro Trump

Negli Stati Uniti non tutti hanno digerito a cuor leggero la vittoria del candidato repubblicano Donald Trump, eletto, grazie ad una vittoria netta sulla rivale democratica Hillary Clinton, 45° Presidente della storia del Paese contro ogni pronostico e previsione. Migliaia di persone sono scese in piazza in molte grandi città per protestare contro la vittoria del “tycoon” al grido di “non è il mio presidente”, da New York a Washington D.C passando per Seattle e Oakland. Manifestazioni non sempre pacifiche, dove si sono registrati almeno un centinaio di arresti tra i manifestanti. A New York la polizia ha arrestato trenta persone che manifestavano davanti alla Trump Tower. Lo stesso è accaduto a Los Angeles, a Chicago, e in tutto il resto del Paese.

Che una parte di queste manifestazioni sia spontanea, nessuno lo vuole mettere in discussione. Ma se si analizzano a fondo questi moti di protesta contro il neo-presidente c’è anche dell’altro che merita di essere raccontato: ossia che un’altra fetta di queste proteste è de facto fomentata e finanziata ad arte da alcune associazioni molto potenti e influenti che fanno parte degli ambienti “radical” e progressisti americani. Organizzazioni che hanno dalla loro parte un’ingente quantità di denaro da offrire a nuovi adepti e attivisti dell’ultimo minuto, tanto da pagarli fior di quattrini per farli scendere in strada ad esprimere pubblicamente il proprio dissenso contro The Donald. Come? È davvero molto semplice. Facendo una banale ricerca su Craigslist, database molto popolare negli Stati Uniti che ospita annunci dedicati al lavoro, eventi, acquisti, incontri e quant’altro, si possono facilmente scovare delle curiose comunicazioni come questa: siamo a Seattle, nello Stato di Washington, una delle città teatro delle manifestazioni anti-Trump. L’annuncio è stato pubblicato nelle stesse ore – guarda caso – in cui tali dimostrazioni si sono succedute.

“Combatti l’Agenda Trump! – recita l’annuncio – Assumiamo attivisti a tempo pieno. Washington Can! È la più radicata associazione politica no-profit del nostro stato. Da oltre 35 anni ci battiamo a livello locale e nazionale su tematiche quali le questioni razziali, il sociale, la sanità, i diritti degli immigrati, l’equità fiscale. Siamo alla ricerca di persone motivate, che sia per un part-time o a tempo pieno. Offriamo dei posti fissi e abbiamo diverse posizioni di lavoro. Offriamo assistenza medica, ferie pagate, giorni di malattia retribuiti, aspettativa. Viaggi. La paga media varia tra i 15 e i 20 dollari l’ora“. L’annuncio sospetto è stato pubblicato dalla Washington CAN! – acronimo diWashington Community Action Network – associazione vicina alla sinistra “radical” che conta più di 40mila iscritti e la cui mission è quella di “raggiungere l’uguaglianza economica, sociale e razziale al fine di stabilire una società democratica caratterizzata dalla giustizia ed equità, nel rispetto delle diversità e da una qualità di vita decente per tutti coloro che risiedono nello Stato di Washington”. La Washington CAN! fa parte di un network di associazioni presenti in modo capillare su tutto il territorio degli Stati Uniti e affiliate sotto il nome di USAction, federazione composta da 501 organizzazioni e gruppi di matrice progressista fondata nel 1999 e ora presieduta dall’attivista afroamericano William McNary. Vicepresidente è Heather Booth, volto storico del femminismo statunitense.

La USAction nasce dalle ceneri della Citizen Action – guidata per anni dalla Booth – che contava attivisti e associazioni affiliate in 34 Stati: con l’avvento dell’amministrazione Clinton (1993) passò dall’essere un soggetto apartitico e indipendente a sostenere pubblicamente il Partito Democratico americano e l’allora presidente Bill Clinton. L’organizzazione venne coinvolta nello scandalo giudiziario Teamstersgate, a causa di un finanziamento illecito elargito a Ron Carey e alla sua rielezione alla guida del sindacato Teamsters, che rappresenta oggi operai e professionisti nel settore pubblico e privato. A causa di quella vicenda legale e di innumerevoli problemi finanziari, nel 1999 Heater Booth decise di accantonare Citizen Action e fondare la USAction.

E chi finanzia la lobby USAction e le sue battaglie mirate a “rafforzare le voci progressiste su scala locale e nazionale e aiutare i candidati affinché vengano eletti”? Semplici donazioni di privati cittadini? Non solo. Ebbene, come dimostrato dalle mail declassificate dagli hacker di DC leaks nei mesi scorsi, tra i più importanti finanziatori dell’organizzazione c’è lui, descritto dagli stessi hacker come “l’architetto di ogni rivoluzione e colpo di stato degli ultimi 25 anni”, il magnate e speculatore finanziario George Soros, nemico giurato di Donald Trump (e Vladimir Putin) nonché accanito sostenitore di Hillary Clinton e importante sponsor della sua ultima campagna elettorale. Come si evince da un documento declassificato, il presidente della Soros Fund Management e della Open Society Foundations, avrebbe infatti donato tra il 2010 e il 2011 a USAction – network di cui fa parte anche la Washington CAN! – una cifra pari a 300 mila dollari alla voce “USAction Education Fund” a favore della “più grande e importante organizzazione progressista degli Stati Uniti”.

E dunque è certamente verosimile che i soldi provenienti dalle cospicue donazioni del magnate siano state impiegati per pagare quegli stessi attivisti che abbiamo visto in strada mentre riversavano tutto il loro odio e disprezzo nei confronti del neo-presidente americano. Un nesso a dir poco inquietante, che la dice lunga su quanto Donald J. Trump sia scomodo e avverso ai poteri della grande finanza internazionale e delle élite progressiste, le quali hanno evidentemente fomentato e soffiato sul fuoco della protesta, sfociata nella poi violenza e nell’insulto, nei confronti di un presidente democraticamente eletto dalla stragrande maggioranza degli americani. Sembrerebbe la trama di un film ma a volte, si sa, la realtà supera la fantasia

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Ecco a voi il volto bastardo della democrazia, che è bella quando si vince, ma è "gombloddoh" quando si perde.

Davvero vergognoso quello che sta succedendo negli stati uniti, l'impressione netta è che questa elezione fosse davvero "rigged" (predeterminata) ma qualcosa è andato storto e le elite sono davvero terrorizzate.

Bastonate e a casa. E direi lo stesso nel prevedibile caso che i sostenitori di Trump avessero criticato la clinton presidente, per quanto non la sopporti.

I risultati vanno rispettati, punto.
Chiunque vinca, fosse pure Mussolini o Hitler (affermazione forte, ma per rendere l'idea, tra l'altro Hitler fu pure regolarmente eletto), va rispettato perchè è LEGITTIMO.
E la legge va rispettata a prescindere, nulla è piu sacro del risultato delle urne.

Tra l'altro, collegato a proteste eccetera, prevedo tempi davvero bui nel caso vinca il SI al referendum, perchè molta gente (sbagliando) si lascerà andare alle peggiori nefandezze, prepariamoci.

PS: io voto no ma rispetterò a prescindere il risultato :)
 
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view post Posted on 11/11/2016, 14:31
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il piccolo Buddha

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un video che vi consiglio di guardare anche se lungo

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Milanista Eterno

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Beh se la paga è quella quasi quasi... xD
 
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78 replies since 9/11/2016, 09:37   722 views
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