| Oltre i titoli, oltre la leggenda. Gerrard e l'addio, per sempre Reds
Il rosso è passione, per antonomasia. E' sangue. E' amore. E' Liverpool. E' una seconda pelle che ti si cuce addosso e che non ti lascia più, che accarezza la prima fino a diventare morbida carezza anche davanti a fior d'insuccessi e delusioni. Steven Gerrard è stato uno dei più grandi giocatori della storia dei Reds. Come la tripla K più celebre del calcio, King Kevin Keegan. Come Ron Yeats, storico captain del 'pool di Bill Shankly. Come Graeme Souness, come Ian Rush, al pari di Kenny Dalglish. Un porto su un mare di passione, Liverpool non è solo la città dei Fab Four. E' anche quella di un ragazzo di Whiston, piccolo borgo del Merseyside, che da otto anni veste la maglia rossa. Come il sangue, come il cuore. Uno scatto d'infanzia lo ritrae con quella dell'Everton ma fu errore di gioventù dettato dalla volontà dello zio, tifoso del Toffees, a volerlo ritratto così. Le parole bandiera e leggenda, ha ragione Brendan Rodgers, vanno pure strette a quella che è un'icona di una filosofia. Lascerà Liverpool a fine stagione, Steven George Gerrard, "la decisione più difficile della mia vita". Una stella pronta per una nuova avventura, per la galassia di Los Angeles. Perché sfidare il suo cuore, non sarebbe possibile. Troppo duro sarebbe veder davanti a sè Anfield che lo abbraccia, così come dolci canti d'amore saranno quelli che l'accompagneranno da qui sino all'ultimo triplice fischio di stagione. Non ha mai vinto la Premier League, Gerrard, ma questo poco importa. Le bandiere, le leggende, vanno ben al di là dei titoli. Delle scivolate su un sogno, come quella contro il Chelsea della scorsa stagione. Della sconfitta di Atene. Del 'greatest comeback of the history' di Istanbul. Gerrard è stato il Liverpool. E' il Liverpool. E per sempre lo sarà.
TMW
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