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Disordini Italia-Croazia: oltre le polemiche, chi è responsabile?

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ZiZiO_1911
view post Posted on 18/11/2014, 18:58




Le polemiche createsi a margine della partita tra Italia e Croazia disputata a San Siro domenica scorsa hanno riacceso le annose dispute sulla sicurezza nei nostri stadi tirandosi dietro la miriade di luoghi comuni ed inesattezze che in questi casi vengono puntualmente a galla, spesso senza un veritiero contrasto. “I fumogeni sono entrati per colpa di un accordo tra tifosi italiani e croati” ha tuonato il Questore di Milano Luigi Savina. E ancora “E’ impossibile controllare meticolosamente tanti tifosi, in questi casi occorrerebbe il benestare dell’Autorità Giudiziaria”. Il discorso, in realtà, sembra molto semplice, o forse più complesso per chi non ha mai messo piede in uno stadio e si affretta a giudicare da osservatore esterno. L’Italia, si sa, è un paese complesso, dove la polemica facile e demagogica è all’ordine del giorno. Ma proviamo ad analizzare i fatti di San Siro dando loro il giusto peso, che non è certo quello del caso nazionale paventato in queste ultime ore.

I nostri questori, i nostri prefetti e soprattutto chi gestisce il nostro calcio sono ormai abituati a scenari desertici e spesso malinconici all’interno degli stadi. Decisioni quanto meno discutibili, vedasi imposizione della tessera del tifoso e blocco delle trasferte ai non possessori e/o residenti nella regione di provenienza della squadra ospite, hanno allontanato buona parte di coloro i quali affollavano gli spalti anni addietro. Stagioni in cui, va ricordato, la violenza a margine degli incontri di calcio era assai maggiore. Questa abitudine alla tranquillità (un po’ come non avere incidenti stradali perché si chiudono le autostrade) ha fatto sì che qualche torcia gettata in campo dai croati sia diventata un affare di stato.Chiariamo subito, nessuno giustifica il gesto, ma sono dell’idea che ogni cosa vada realmente commisurata per ciò che è. Le dichiarazioni del Questore, giornalisticamente parlando, risultano alquanto vacue. Sembra piuttosto ricalcare una certa affinità al non volersi quasi mai assumere le responsabilità di un certo tipo di Italia. Si parla di accordi tra tifosi, mi si scusi per lo scetticismo, ma la cosa mi risulta alquanto fantascientifica. Anche fosse così poi, allora ciò corrisponderebbe con una vera e propria negligenza da parte di chi gestisce l’ordine pubblico. Come è possibile, infatti, che organi preposti ad un costante controllo capillare, che durante gli incontri nazionali emanano Daspo (divieto di accesso alle manifestazioni sportive) per un’esultanza scomposta o uno striscione politicamente scorretto, non riescano a sventare un accordo sotterraneo con cui dei fumogeni dovrebbero entrare di nascosti in uno degli stadi più importanti d’Italia?

Un altro quesito che viene spontaneo porsi è di natura prettamente geografica. Non è la prima volta infatti che la FIGC e le istituzioni si trovano a chiudere la stalla quando i buoi sono scappati. A memoria storica va citato il famoso Italia-Slovenia disputato a Trieste nel 2002. In quel caso la scelta della città giuliana, a pochi passi dal confine sloveno, non fu certamente tra le più illuminate. E stessa cosa si potrebbe dire per quella di Milano. Sono appena 600 infatti i chilometri che dividono il capoluogo lombardo dalla Croazia, una distanza certamente non incolmabile per i supporters balcanici che, come da pronostico, sono accorsi in massa a San Siro. Posto il fatto che la soluzione non è limitare il numero dei tifosi negli stadi, ma semmai prevenire i disordini invece di affibbiare colpe postume a terzi elementi, sicuramente giocare la stessa partita a Palermo (sede scelta spesso per la Nazionale) piuttosto che a Roma o a Napoli (sedi scelte inspiegabilmente di rado) avrebbe sortito esito totalmente differente sotto il profilo dell’ordine pubblico. A volte invece di creare clamore mediatico per foraggiare nuove imposizioni e nuovi decreti legge per i tifosi del calcio, basterebbe un sano piano di prevenzione realizzato con intelligenza e meno proclami. Oltre ad un’onesta assunzione di responsabilità in certi casi E’ un po’ quello di cui il nostro paese avrebbe bisogno in ogni campo.

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