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L'attacco si è inceppato

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Inferno Rossonero
view post Posted on 30/10/2014, 16:47 by: Inferno Rossonero
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Milan, l'attacco si è inceppato
Due gol e tiri con il contagocce tra Fiorentina e Cagliari: così si è fermata la rincorsa alla zona Champions

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30 Ottobre 2014
Torres
Sarà, come dice Pippo Inzaghi e in effetti ancora è, l'attacco più prolifico - ora insieme al Napoli - del campionato. Ma qualcosa, da un paio di partite, si è rotto. I numeri, in questo senso, sono impietosi: sei tiri verso la porta avversaria tra Fiorentina e Cagliari, di cui uno, quello di Bonaventura ieri sera, per sua ammissione non voluto, e almeno un altro paio a dir nulla innocui. Il che, a conti fatti, lascia pensare che qualcosa, nel Milan offensivo di SuperPippo, si sia inceppato e che una contromisura sia assolutamente necessaria.

Ma partiamo dal dato forse più significativo e cioè la mancanza di un bomber là davanti. Fino a oggi Inzaghi se l'è cavata con i gol dei centrocampisti e dei trequartisti perché il suo gioco, veloce e arioso, permette o permetteva in effetti a chi lavorava alle spalle della prima punta di arrivare facilmente al tiro. Di qui l'exploit di Honda, mai così prolifico nella sua carriera. E in effetti il punto è forse proprio questo: quanti gol può fare in un campionato il giapponese? E quanti ne possono segnare i vari Menez ed El Shaarawy per non dire Bonaventura e De Jong, quelli che, insieme a Muntari e a un paio di difensori sono i marcatori rossoneri fin qui?

Difficile dirlo, ma le statistiche in certi casi possono fornire risposte interessanti: Honda non è praticamente mai andato in doppia cifra in carriera (una sola volta, ma nella B olandese, ha toccato quota 16); il Faraone, tra problemi fisici e qualche panchina di troppo, ha superato i dieci gol solo due anni fa; Menez, anche in Francia e nella squadra più forte del torneo, è arrivato massimo a 7 gol. Non granché soprattutto se paragonato ai diretti avversari nella corsa alla Champions: alla Juve di Tevez, alla Roma di Destro, Totti e Gervinho, ma anche alla Lazio di Djordjevic e Klose, all'Inter di Icardi, al Napoli di Higuain (in crisi proprio perché mancano i gol del Pipita) o perfino all'Udinese di Di Natale. Se, insomma, Silvio Berlusconi reclama un attaccante vero e proprio, un motivo c'è eccome.
E qui si apre però l'altra crepa. Inzaghi, una volta partito Balotelli - cui Berlusconi rimproverava di non stare abbastanza in area di rigore ma comunque sempre in doppia cifra nei due anni al Milan -, si è trovato con due sole prime punte in rosa. Torres, un gol a Empoli ma in evidente difficoltà, era e rimane una scommessa: sa segnare, è indubbio, ma anche lui non tocca quota dieci gol dai tempi del Liverpool (nel 2009-10 segnò 18 gol in 22 gare di Premier); Pazzini, peraltro in rotta con Inzaghi - prova ne sia il post polemico della moglie del Pazza su Instagram - gioca troppo poco per incidere. Sarebbe una possibilità da prendere in considerazione dato che, quando gli è stata data fiducia con continuità, ha sempre fatto gol (due anni fa 15 gol in 30 partite) ma, al momento, è ai margini del progetto Inzaghi. Quindi? Quindi serve una soluzione immediata. Puntare decisi su un giocatore e costruirgli attorno la fase offensiva o aumentare le possibilità delle punte - quindi anche El Shaarawy, Menez e Honda - di arrivare al tiro. Per il momento vale ancora la difesa d'ufficio di Inzaghi: "Siamo il miglior attacco del campionato". Da domenica, Milan-Palermo, potrebbe non bastare più.

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