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Scandalo a Roma , calcio italiano allo sbando , violenza e sangue , la fine dello sport.

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view post Posted on 22/9/2014, 21:04
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Milanista Eterno

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Genny la carogna, un video della Questura di Roma lo inchioda
Dopo aver visionato le immagini il GIP di Roma ha disposto gli arresti

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22 Settembre 2014
La Questura di Roma ha pubblicato sui propri profili Facebook e Twitter i filmati raccolti la sera dello scorso 3 maggio, quella degli scontri che hanno portato alla morte di Ciro Esposito. Dalle immagini è risultato chiaro il ruolo di leader di Gennaro De Tommaso, detto "Genny la carogna", negli episodi di resistenza alla Forza Pubblica. Per questo e altri motivi il GIP di Roma ne ha disposto l'arresto, così come per altri tifosi azzurri
Il video:

http://www.sportmediaset.mediaset.it/calci...-inchioda.shtml

Qui De Santis quando aggredì Ballantini di striscia:

http://www.sportmediaset.mediaset.it/calci...izia-foto.shtml
 
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ZiZiO_1911
view post Posted on 22/9/2014, 21:42




complimenti, un video di un minuto che non prova un bel niente: nella prima parte si vede Gennaro con gli altri ma sembra solo un corteo ma nella seconda parte sfido chiunque a riconoscerlo. poi lui è stato arrestato, ma quell'altro che ha sparato a Ciro dove cazzo è?
 
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view post Posted on 22/9/2014, 22:36
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Milanista Eterno

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In ospedale piantonato dalla polizia, mi pare...

Cmq non prova nulla? Dietro di lui ci sono i bastoni..

Avrò visto male..
 
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ZiZiO_1911
view post Posted on 23/9/2014, 00:03




CITAZIONE (Faraonerossonero84 @ 22/9/2014, 23:36) 
Cmq non prova nulla? Dietro di lui ci sono i bastoni..

Avrò visto male..

nella parte finale del video si vedono piccolo tafferugli ma lui non si vede. e poi chi l'ha detto che è lo stesso gruppo?
 
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view post Posted on 23/9/2014, 16:56
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Milanista Eterno

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Non credi che la polizia possa ingrandire le immagini che noi comuni mortali possiamo solo vedere come i nostri occhi riescono al proprio potenziale? :D
 
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ZiZiO_1911
view post Posted on 23/9/2014, 22:40




CITAZIONE (Faraonerossonero84 @ 23/9/2014, 17:56) 
Non credi che la polizia possa ingrandire le immagini che noi comuni mortali possiamo solo vedere come i nostri occhi riescono al proprio potenziale? :D

mica hanno le telecamere in HD :asd:
 
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view post Posted on 23/9/2014, 23:35
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Milanista Eterno

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Guarda che hanno di quelle cose che neppure ti immagini...
 
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Tiz891
view post Posted on 24/9/2014, 13:32




Non so cosa abbiano in magazzino alla polizia, ma i programmi alla CSI che ingrandisono una porzione d'immagine, e la sgranano rendendo la definizione più alta dell'immagina di partenza.... stanno solo a CSI appunto, non nel nostro mondo terrenoXD
 
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ZiZiO_1911
view post Posted on 24/9/2014, 23:26




CITAZIONE (Faraonerossonero84 @ 24/9/2014, 00:35) 
Guarda che hanno di quelle cose che neppure ti immagini...

lo so benissimo che se vogliono lo identificano. non è questo il punto. la cosa che mi ha dato fastidio è l'articolo di per se dove si dice che quel video è una prova certa e concreta di una persona che avrebbe commesso un reato. non credo che siano così pirla quelli della questura da pubblicare un video del genere. la questura secondo me dovrebbe ammettere le proprie mancanze responsabilità che hanno portato alla morte di un ragazzo.
 
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ZiZiO_1911
view post Posted on 25/3/2015, 15:27




Chiuse le indagini sulla morte di Ciro Esposito: ​De Santis rischia il processo

Chiusa l'inchiesta sui fatti del 3 maggio 2014 durante i quali rimase ferito gravemente Ciro Esposito, il tifoso napoletano raggiunto da un colpo di pistola e morto dopo 53 giorni in ospedale.
Il pm Eugenio Albamonte ha notificato l'avviso di chiusura indagine all'ultrà della Roma, Daniele De Santis, accusato di omicidio e di tentato omicidio nei confronti Gennaro Fioretti e Alfonso Esposito, a loro volta accusati di rissa aggravata.

La chiusura delle indagine è l'atto che di norma precede la richiesta di rinvio a giudizio. Dal procedimento sono state stralciate le posizioni di quattro soggetti che, secondo l'accusa, erano con De Santis quando assalì il bus con a bordo tifosi del Napoli. I quattro indossavano tutti caschi integrali neri.

«Era quello che ci aspettavamo, l'orientamento della Procura di Roma è sempre stato questo ma è importante che sia stato riconosciuto che Daniele De Santis è stato oggetto, a sua volta, di una aggressione brutale». È quanto afferma l'avvocato Tommaso Politi, difensore di «Gastone», l'ultrà della Roma accusato dell'omicidio di Ciro Esposito, tifoso del Napoli raggiunto da un colpo di pistola nel prepartita della finale di Coppa Italia il 3 maggio dello scorso anno.

Nel provvedimento di chiusa indagine, atto che di norma precede la richiesta di rinvio a giudizio, i pm capitolini contestano a De Santis anche il porto abuso d'armi e la rissa aggravata, reato, quest'ultimo, riconosciuto anche nei confronti di Gennaro Fioretti e Alfonso Esposito, i due tifosi del Napoli coinvolti negli scontri. «Faremo chiarezza al processo - conclude Politi - ma va messo in risalto come la Procura abbia riconosciuto che in quella fasi drammatiche il mio assistito è stato raggiunto da alcune coltellate come da noi detto fin dal primo momento al punto che oggi vengono contestate lesioni personali permanenti».

«Era quello che ci aspettavamo, l'orientamento della Procura di Roma è sempre stato questo ma è importante che sia stato riconosciuto che Daniele De Santis è stato oggetto, a sua volta, di una aggressione brutale».

È quanto afferma l'avvocato Tommaso Politi, difensore di «Gastone», l'ultrà della Roma accusato dell'omicidio di Ciro Esposito, tifoso del Napoli raggiunto da un colpo di pistola nel prepartita della finale di Coppa Italia il 3 maggio dello scorso anno. Nel provvedimento di chiusa indagine, atto che di norma precede la richiesta di rinvio a giudizio, i pm capitolini contestano a De Santis anche il porto abuso d'armi e la rissa aggravata, reato, quest'ultimo, riconosciuto anche nei confronti di Gennaro Fioretti e Alfonso Esposito, i due tifosi del Napoli coinvolti negli scontri.

«Faremo chiarezza al processo - conclude Politi - ma va messo in risalto come la Procura abbia riconosciuto che in quella fasi drammatiche il mio assistito è stato raggiunto da alcune coltellate come da noi detto fin dal primo momento al punto che oggi vengono contestate lesioni personali permanenti».

il Messaggero
 
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ZiZiO_1911
view post Posted on 17/4/2015, 14:43




La “trattativa” con G.? Fu la polizia a volerla

Avrei voluto scriverne il 3 maggio. Così, per ricordare quella vergogna un anno dopo. Lo dico ora, invece: lo Stato italiano ha strumentalizzato G. D. Sì, lui: ’a c. È avvenuto qualcosa di indecente. Ed è ora che qualcuno ne risponda. Chi? L’allora questore di Roma Massimo Mazza, per esempio, nel frattempo nominato direttore Risorse umane della Polizia. Perché ora? Perché se in tanti si sono voluti riempire la bocca con quelle accuse di infamia giustamente mosse alla curva romanista per “risarcire” Antonella Leardi, ora mi pare non ci sia nessuno disposto ad ascoltare questa donna straordinaria a proposito di una cosa molto fastidiosa. Ovvero la strumentalizzazione compiuta dallo Stato ai danni di G. D., ultras del Napoli, capotifoso della curva A – almeno finché non si è deciso di fargliela pagare.
Domenica scorsa, durante la trasmissione di Lucia Annunziata “In mezz’ora”, su Rai Tre, Antonella Leardi ha testualmente detto che appunto «sono stati loro», cioè le autorità, «a trattare con G., e poi dopo lo hanno strumentalizzato». Suo marito Giovanni Esposito, in diretta con lei, ha aggiunto: «Hanno usato la figura di G. per non parlare di quello che era successo a nostro figlio». I genitori di Ciro si riferiscono innanzitutto agli uomini della Digos che trattarono con G. prima di Napoli-Fiorentina, quella notte maledetta. Prima che Marek Hamsik si avvicinasse al plexiglass della curva nord. Quella trattativa fu promossa dalla Questura, e condotta da chi, come gli uomini della Digos di Napoli, conosceva le gerarchie del tifo partenopeo. Nei concitati minuti che seguirono gli spari di Tor di Quinto, i responsabili dell’ordine pubblico cercarono di convincere i capi della tifoseria napoletana a non lasciare lo stadio. Fu questo l’oggetto della trattativa. Molti ragazzi delle curve partenopee avrebbero potuto testimoniarlo, se non avessero scelto di tenersi lontani dagli inquirenti in ossequio a un codice ultras calpestato dai romanisti. D. e gli altri capi del tifo confermarono alla Digos che avrebbero lasciato l’Olimpico, se le voci sulla morte di Ciro si fossero rivelate fondate. In curva nord si diceva questo: che il ragazzo non ce l’aveva fatta ma che si voleva tenere nascosta la notizia per ragioni di ordine pubblico. In migliaia erano pronti ad abbandonare gli spalti in segno di solidarietà con la vittima. L’eventualità creò il panico tra i responsabili della sicurezza. Migliaia di napoletani in giro per Roma, o comunque fuori dal recinto dallo stadio, apparvero un grave minaccia, da sventare ad ogni costo. D. non annunciò affatto di voler mettere a ferro e fuoco la Capitale. E soprattutto, non invocò la sospensione della finale. Spiegò che lui e il resto dei gruppi ultras se ne sarebbero semplicemente tornati a casa, perché non era accettabile ballare il valzer della Coppa Italia sulla pelle di un morto. Alcuni, aggiunse, sarebbero senz’altro andati a dare conforto ai genitori di Ciro. Ma la cosa importante era sottrarsi al rito di una partita a cui, dopo la tragedia, gli ultras non avevano più voglia di assistere.

C’era qualcosa di illegittimo in simili pretese? Evidentemente no. Fu la Questura a cercare di trattenere a tutti i costi gli ultras partenopei sugli spalti.

Dalla curva chiesero una rassicurazione sulle condizioni di Ciro. Possibilmente data da qualcuno di cui i tifosi potessero fidarsi. «Hamsik, il Capitano: a lui crediamo». Fu la polizia a trascinare Marek lì sotto per evitare che la curva si svuotasse. G. con lui non trattò: gli chiese semplicemente di giurargli che Ciro era vivo. Gli ultras credettero al Capitano. Ciononostante D. e diverse decine di esponenti delle curve lasciarono silenziosamente lo stadio e andarono all’ospedale. Trascorsero la notte lì davanti, a rappresentare con dignità la loro vicinanza al compagno e alla sua famiglia. Chissà perché del terribile G. si è detto tutto ma non questo.

Poi dopo venne la mistificazione. Dovevano usare la mostruosa “carogna” per parlare d’altro, per confondere una storia di cui nessuno ormai teneva più le fila. Proprio come Giovanni Esposito, papà di Ciro, ha detto a Lucia Annunziata. Qualcuno riconosca che andò esattamente così. Non c’è ragion di Stato che tenga, non siamo in Sudamerica. Non fate gli ipocriti. Antonella non può essere solo il lavacro delle vostre coscienze sporcate dal patetico piano sicurezza del 3 maggio.

ExtraNapoli
 
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ZiZiO_1911
view post Posted on 29/4/2015, 22:37




Morte Ciro Esposito, rinviato a giudizio De Santis. Accolto in aula da grida: "Forza Daniele".

Processo al via l'8 luglio davanti alla Corte d'Assise per 'Gastone', il romanista accusato dell'omicidio del tifoso napoletano, e per Gennaro Fioretti, il supporter partenopeo accusato di rissa aggravata dalla Procura. La mamma della vittima: "Doloroso rivederlo in aula".

L'ex ultrà romanista Daniele De Santis è stato rinviato a giudizio per l'omicidio di Ciro Esposito, ferito poco prima della finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli il 3 maggio dello scorso anno e morto dopo 53 giorni di agonia. Il processo ci sarà il prossimo 8 luglio davanti alla III Corte d'Assise di Roma e riguarderà anche Gennaro Fioretti, il tifoso partenopeo accusato di rissa aggravata dalla Procura. La posizione dell'altro tifoso napoletano, Alfonso Esposito, è stata stralciata dal giudice per un difetto di notifica. La procura di Roma dovrà inoltrare nei suoi confronti una nuova richiesta di rinvio a giudizio.

Oltre che di omicidio, De Santis deve rispondere anche di lesioni personali (per aver ferito i due tifosi partenopei Gennaro Fioretti e Alfonso Esposito in occasione degli scontri avvenuti in viale Tor di Quinto) e di porto e detenzione di arma da fuoco per il possesso della pistola.

L'udienza preliminare a carico di De Santis è iniziata questa mattina davanti al gup Maria Paola Tomaselli. L'ultrà giallorosso è arrivato in aula su una lettiga per le precarie condizioni di salute: con un tutore alla gamba destra, ferita dagli ultras partenopei il giorno degli scontri. Al suo arrivo, al primo piano della palazzina A del Tribunale di Roma, 'Gastone' è stato accolto dall'incoraggiamento e dalle urla "Forza Daniele" di una decina di suoi amici e parenti.

Il gup ha deciso in merito alla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dei pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio. A processo per il reato di rissa anche il tifoso napoletano, Gennaro Fioretti che, secondo l'accusa, faceva parte del gruppo che, con Ciro Esposito, si scagliò contro "Gastone" dopo l'assalto del giallorosso a un pullman di tifosi partenopei. Stralciata per un difetto di notifica, la posizione del terzo imputato nel procedimento: Alfonso Esposito, sostenitore napoletano che con Fioretti condivide l'accusa di rissa.

"Sono soddisfatta della decisione del gup, tutto è andato come previsto - ha detto Antonella Leardi, la mamma di Ciro Esposito alla fine dell'udienza preliminare - Seguirò il processo fin dalla prima udienza - ha aggiunto la donna, visibilmente commossa - perché lo devo a mio figlio. Ora andiamo avanti, mi interessa solo che la giustizia faccia il suo corso". Prima dell'udienza, Antonella Leardi aveva detto: "Il dolore che ho provato oggi è simile a quello che si prova durante il parto, quando l'ostetrica ti prende il figlio appena nato - descrivendo la sensazione provata nel vedere De Santis oggi in aula - Mi hanno chiesto scusa? Mai. Ma non è a me che le devono presentare. A Dio un giorno lo devono spiegare quello che hanno fatto".

"Dobbiamo essere qui, anche se c'è tensione in noi - ha aggiunto Angelo Pisani, legale della famiglia Esposito - Siamo sempre stati presenti. E' il nostro dovere. Non c'è mai stato nessun segnale di pentimento in nessuna delle persone accusate". "E' stato vergognoso - ha proseguito l'avvocato - l'atteggiamento di De Santis, entrato in barella in aula dopo che mesi fa si faceva fotografare in piedi su Facebook - Addirittura un gruppo di suoi supporter gli ha fatto l'applauso e così sono stati subito fermati dalle forze dell'ordine che blindano l'aula".

Dall'altra parte, gli avvocati Tommaso Politi e David Terracina, difensori di Daniele De Santis hanno fatto sapere: "La decisione del gup è stata, di fatto, da noi sollecitata e non subita nel momento in cui abbiamo chiesto il processo con rito ordinario. Un processo che dovrà partire, inevitabilmente, dalla perizia del Racis che rappresenta una certezza come ribadito anche oggi dal giudice". I penalisti hanno definito "inammissibili" le illazioni fatte sulla "presenza oggi in aula di De Santis su una barella". "Tutti sono a conoscenza delle condizioni - hanno spiegato - di salute del nostro assistito che a breve dovrà sottoporsi adun nuovo intervento chirurgico alla gamba che rischia, altrimenti, di essere amputata". I difensori di "Gastone" si sono detti "amareggiati" anche per aver letto di "cori ultras" con cui De Santis è stato accolto in tribunale. "Si è trattato - hanno concluso - di semplici frasi di incoraggiamento rivolte da un piccolo gruppo di familiari nei confronti di una persona alle prese con una drammatica vicenda giudiziaria"

Scontri di Roma, condanne e assoluzioni

Pubblicato mercoledì 29 aprile 2015
Fonte:

Goal.com

Tra colpi di pistola e colpe marchiane quanto impunite dello Stato e della macchina organizzativa in genere, viene da ridere a pensare che c’è chi viene condannato per aver scavalcato una transenna. Che poi sarebbe più corretto dire che ci si è messo a cavalcioni di quella transenna, ma tanto chi scrive al soldo del potere non è abituato a fare distinzioni poetiche (cit.). In tutto questo, gli stessi giustizialisti che brandivano forconi e torce, non ci tengono più di tanto a far sapere che per quel “Speziale libero” per il quale si stracciavano le vesti, non hanno trovato scuse o cavilli penali atti a condannarlo. Bisbigli e urla, questa l’informazione in Italia ed è inevitabile che poi, con questi metodi, i processi diventino prima ancora mediatici e le condanne arrivino spesso per furor di popolo, per placarne i moti di pancia di questo popolo beota.

***

Sembra ieri, e invece è già passato quasi un anno. Era il 3 maggio del 2014 quando il mondo osservava, inorridito, i disordini scatenatisi all’esterno e all’interno dello stadio Olimpico di Roma in occasione della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina. Con una persona morta, Ciro Esposito, e un protagonista: G.

G. D., questo il suo vero nome, imparammo tutti a conoscerlo in quella triste occasione. Per la ‘trattativa’ conndotta con i giocatori del Napoli, Hamsik in primis, per far disputare la partita e per la maglietta indossata: ‘Speziale libero’, in riferimeno al presunto assassino dell’ispettore Raciti avvenuto nel 2007 nei pressi del Cibali di Catania.

Quasi un anno dopo, per quella maglietta G. è stato assolto. Mentre dovrà scontare 2 anni e 2 mesi di reclusione (ma 6 mesi li ha già trascorsi dietro le sbarre) per aver scavalcato le recinzioni dell’Olimpico e per resistenza a pubblico ufficiale. Il Pubblico Ministero aveva chiesto per lui una condanna superiore: 3 anni e 6 mesi.

Assieme a lui sono stati condannati altri tre tifosi napoletani: M. A., G. F. e S. L., tutti per resistenza a pubblico ufficiale. Per tutti la pena, con la condizionale, è di un anno e 8 mesi di reclusione.

La condanna per G. arriva a 24 ore di distanza dal rinvio a giudizio di D. D., il sostenitore romanista accusato dell’omicidio di Ciro Esposito. Tragedia ancora vivissima nella memoria di tutti, anche un anno più tardi.
 
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ZiZiO_1911
view post Posted on 1/5/2015, 22:22




«Gastone» e i buchi neri dell’inchiesta: dalla pistola al mistero delle coltellate

Il primo capitolo è una verità non ancora scritta. Non c’è ricostruzione compiuta, se non quella finora disegnata dai pubblici ministeri che hanno indagato per un anno, su ciò che avvenne dopo le sei del pomeriggio del 3 maggio del 2014 a Roma. In quella zona di Tor di Quinto, nei pressi di un locale notoriamente ritrovo dei protagonisti del tifo «duro e puro» della curva romanista dello stadio Olimpico, dove venne versato del sangue a poche ore dal fischio d’inizio di quella che avrebbe dovuto essere una giornata di sport e di calcio, la giornata in cui si celebrava la finale di Coppa Italia che vedeva opposte la Fiorentina e il Napoli.

A un anno da quella tragedia, dalle carte che condensano la decisione del giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma Maria Paola Tomaselli, non si riesce tuttavia a capire chi, come e in che modo abbia dato inizio agli scontri. Intatti restano i dubbi, e non si diradano le nebbie che ancora avvolgono la dinamica delle violenze che macchiarono quel sabato di festa calcistica nazionale. Non sono bastate le indagini della Digos della Questura capitolina, e nemmeno gli approfondimenti svolti dal Rads dei carabinieri durante l’incidente probatorio celebrato davanti al gup Giacomo Ebner, a dipanare la matassa e a fare chiarezza su quello che resta un giallo. Chi aggredì chi? Come ebbe inizio tutto? Quale fu il ruolo del gruppo di tifosi azzurri, due dei quali oggi compaiono come co-imputati nel processo che vede coinvolto D. S.? Ed ancora: quanti erano i presunti complici di D. S.? Si trattò di un’aggressione premeditata? Domande ad oggi ancora irrisolte. Di certo c’è solo un punto: con la sua decisione il gup di Roma ha mandato a processo il romanista D. D. S. e un tifoso azzurro, quel G. F.che adesso è accusato di rissa aggravata insieme con l’amico A. E. (per il quale però, per un difetto di notifica, si dovrà procedere con una nuova udienza preliminare). Quella che segue è la sequenza dei punti che restano – nonostante l’impegno degli inquirenti – ancora non chiariti nella dinamica degli incidenti.

L’aggressione – Primo quadro, prima ipotesi: sono da poco passate le 18 di sabato 3 maggio, mancano poco più di due ore al fischio d’inizio del match tra Fiorentina e Napoli e a Roma affluiscono numerosi tifosi provenienti dalle due città. I tifosi napoletani vengono fatti confluire nella zona di Tor di Quinto. Ed è qui che si verificano gli scontri. Perché proprio lì, dove vengono fatti transitare le carovane con a bordo i tifosi azzurri, è il ritrovo di una temibile quanto notoria cellula di ultrà romanisti. All’improvviso compare un gruppo di uomini, molti dei quali hanno il viso coperto da sciarpe e cappucci. A volto scoperto è invece D. D. S.. Sassaiola e bombe carta contro un pullman che trasporta famiglie napoletane. Poco più in là c’è Ciro Esposito con degli amici, che cerca di interrompere l’offensiva dei romanisti. Questa è la prima ipotesi: quella di un raid, un agguato premeditato e violento. Quanti sono i romanisti accanto a D. S.? Per la Procura almeno quattro, e quattro saranno gli indagati nei confronti dei quali adesso si procede a parte.

La pistola – Secondo quadro: D. S.s, sempre stando all’ipotesi accusatoria, estrae una pistola e inizia a sparare. Colpi all’impazzata, alcuni dei quali raggiungono il povero Ciro alla schiena. Ma che cosa fanno, nel frattempo gli altri due imputati, cioè i napoletani G. F. e A. E. (i quali, vale ricordarlo, respingono ogni accusa)? Per i pm i due ingaggiano un furioso corpo a corpo con i rivali giallorossi, e di qui l’accusa di rissa aggravata. Ma se – secondo gli inquirenti – da una parte c’è la pistola di «Gastone», da quella degli azzurri spunta un coltello che mena fendenti e ferisce lo stesso D. S.. Da aggiungere: nella zona non ci sono telecamere di videosorveglianza, e le sole immagini acquisite agli atti dell’inchiesta (registrate con i cellulari da tifosi napoletani) non riecono a confermare se e chi abbia impugnato l’arma bianca. Di certo c’è solo che sia A. E. che G. F. rimangono a loro volta feriti. Successivamente verranno iscritti nel registro degli indagati. Anche D. S. viene ferito, e a colpirlo sarebbero stati i napoletani. Ma la loro è stata un’azione o una reazione?

II giallo delle coltellate –
Terzo quadro: come è stato ferito D. S., e da chi? Ecco l’ultimo mistero. Tra i supporter azzurri c’è un giovane che impugna un coltello con il quale colpisce l’ultrà giallorosso. Ma è solo allora che il romanista estrae la pistola e spara? O quella lama compare per difendersi dai colpi dell’arma? Finora questo punto è rimasto in dubbio. Di certo c’è che sul luogo degli scontri la Scientifica trova vicino a un cespuglio un colpo.

La ricostruzione dell’agguato –
Ore 18:20 di sabato 3 maggio 2014 viale Tor di Quinto a Roma D.D. S. lancia contro un autobus di tifosi del Napoli un fumogeno, colpisce il veicolo con calci e pugni e inveisce contro gli occupanti con un coltellotello a serramanico. Il particolare delle ferite da punta e taglio rischia di diventare un mistero nel mistero. Ed ecco il perché: quando viene ricoverato al pronto soccorso del Gemelli, a D. S. i medici refertano contusioni varie e fratture, ma non colpi di coltello; solo successivamente – quando l’ultrà viene trasferito all’ospedale Belcolle di Viterbo – i sanitari scoprono ben quattro tagli compatibili con altrettante ferite provocate da un coltello. E allora come mai finora quel referto è rimasto chiuso in un cassetto? Particolare non secondario: le ferite da accoltellamento non sono contenute nella perizia che il Racis deposita davanti al gip Giacomo Ebner in occasione dell’incidente probatorio celebrato mesi fa. Particolare, questo, che ha indotto gli avvocati che assistono la famiglia di Ciro Esposito ad affermare che «in questa vicenda, glomo dopo giorno, sono emerse troppe stranezze che non aiutano a ricostruire la verità». E adesso la parola passa ai giudici della Corte di Assise di Roma.

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ZiZiO_1911
view post Posted on 23/6/2015, 11:18




D. S. a processo per omicidio volontario

L’8 luglio inizierà il processo per l’omicidio di Ciro Esposito, ferito poco prima della finale di coppa Italia del 3 maggio 2014 tra Fiorentina e Napoli, e morto dopo 53 giorni di agonia. A disporre il processo, su richiesta dei pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio, è stato il gup Maria Paola Tomaselli. L’ex ultrà romanista D. D. S., legato all’estrema destra, è stato rinviato a giudizio e dovrà rispondere di omicidio volontario, lesioni e porto abusivo d’arma.

Sotto processo è finito, per rissa, anche un altro napoletano ferito a Tor di Quinto, G. F., accusato di aver aggredito D. S., soprannominato «G.», dopo l’assalto del romanista ad un pullman di tifosi azzurri. La posizione del terzo ferito, anch’egli sostenitore partenopeo, A. E., è stata stralciata per un difetto di notifica: la procura dovrà inoltrare nei suoi confronti una nuova richiesta di rinvio a giudizio. Al processo si è arrivati dopo una intensa fase istruttoria culminata con la perizia balistica del Racis (Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche), che ha ricostruito in 600 pagine la dinamica dei fatti di Tor di Quinto, e l’incidente probatorio. Secondo quanto ricostruito nella maxiperizia dei carabinieri, D. S. ha fatto fuoco in direzione dei tifosi del Napoli dopo che era stato ferito, «sopraffatto dagli aggressori». Ipotesi contestata dai pm in base ad altre perizie e ricostruzioni che invece pongono il momento degli spari (esplosi ad appena un metro di distanza dai tifosi napoletani) precedente al pestaggio, scatenatosi dopo l’agguato di alcuni individui (tra cui forse lo stesso D. S.) ad un pullman di tifosi azzurri con petardi, spranghe e bombe carta. Nell’udienza preliminare del 28 aprile scorso D. S., che si era fatto fotografare in precedenza in piedi, è arrivato su una lettiga per dare forza al suo precario stato di salute.

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