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Processo Cucchi, condannati i 6 medici. Assolti agenti e infermieri. Rabbia in aula

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ZiZiO_1911
view post Posted on 5/6/2013, 21:49




Sentenza di primo grado per la morte di Stefano Cucchi, 31 anni, morto una settimana dopo il suo arresto per droga, nel 2009. Le condanne per omicidio colposo. Le urla dei familiari: "Dov'è la giustizia? Assassini". La madre e la sorella: "Ce l'hanno ucciso due volte". Proteste anche fuori dall'aula bunker. Soddisfatti i legali della difesa. Un poliziotto: "La giustizia ha trionfato"

di FEDERICA ANGELI

Il primo grado del processo per la morte di Stefano Cucchi si chiude con sei condanne per omicidio colposo e sei assoluzioni "per non aver commesso il fatto". Colpevoli i medici dell'ospedale Pertini, innocenti gli infermieri e gli agenti della penitenziaria. Tutte le pene sono state sospese. Alla lettura della sentenza, è scoppiata la rabbia dei familiari. "Dov'è la giustizia? Assassini", ha urlato la folla.

Stefano Cucchi, il geometra romano di 31 anni, è morto una settimana dopo il suo arresto per droga nell'ottobre del 2009. E' stato un lungo processo, di perizie e contro-perizie, per arrivare alla sentenza di oggi, dopo quasi otto ore di camera di consiglio. Per i giudici, infermieri e poliziotti non hanno contribuito alla morte di Cucchi.

Nell'aula è scoppiato il caos, con spintoni ai giudici. "Fate schifo!" hanno urlato i presenti. In lacrime i familiari di Stefano, a cominciare dalla sorella Ilaria, da sempre in prima linea nella battaglia per la verità sulla morte di suo fratello: "Io non mi arrendo - dice - questa è una giustizia ingiusta. I medici dovranno fare i conti con la loro coscienza, ma mio fratello non sarebbe morto senza quel pestaggio. Si tratta di una pena ridicola rispetto a una vita umana. Sapevamo che nessuna sentenza ci avrebbe dato soddisfazione e restituito Stefano ma calpestare mio fratello e la verità così... non me l'aspettavo".

VIDEO La sorella: "Tradito dalla giustizia"

"Me l'hanno ucciso un'altra volta. Andremo avanti fino in fondo, troveremo la verità, chi è stato un fantasma a farlo morire?" ha aggiunto la madre, Rita Calore. "Sono stati tutti assolti, non esiste - ha commentato il padre di Stefano - Non hanno fatto indagini adeguate. E' una sentenza inaccettabile. Proseguiremo".

All'uscita dall'aula Ilaria è stata accolta da un applauso dei manifestanti: ''Non ti lasciamo sola'' le hanno detto in molti. "Noi la verità la sappiamo" ha risposto lei.

Deluso anche l'avvocato della famiglia, Fabio Anselmo: ''Tre anni fa avevo previsto questo momento. Questo è un fallimento dello Stato, perché considerare che Stefano Cucchi è morto per colpa medica è un insulto alla sua memoria e a questa famiglia che ha sopportato tanto. E' un insulto alla stessa giustizia". "In questo processo lo Stato non ha risposto. Ad esempio non sono stati identificati gli autori del pestaggio'' ha concluso.

LE CONDANNE. Nel dettaglio, il giudice ha inflitto due anni di reclusione al primario Aldo Fierro, un anno e quattro mesi ciascuno per i medici Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Silvia Di Carlo e Luigi De Marchis Preite; otto mesi di reclusione per l'altro medico Rosita Caponnetti per falso in atto pubblico. La corte ha derubricato per loro l'accusa di abbandono di persona incapace mutandola in omicidio colposo. Per tutti i condannati è stata disposta la sospensione condizionale della pena.

I condannati, ad esclusione della Caponnetti, sono stati condannati anche a risarcire le parti civili per 320mila euro: centomila euro al padre di Cucchi, altrettanti alla madre, 80mila euro alla sorella, 20mila euro ciascuno per i due nipotini. I medici dovranno pagare anche le spese legali sostenute dalla famiglia Cucchi.

LE ASSOLUZIONI. Assolti invece i tre infermieri (Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe) e i tre agenti penitenziari (Corrado Santantonio, Antonio Domenici, Nicola Minichini) che hanno avuto in affidamento Stefano Cucchi nella mattinata del 16 ottobre del 2009, tutti con formula piena "per non aver commesso il fatto". Erano accusati, a vario titolo e a seconda delle diverse posizioni, di abbandono di incapace, abuso d'ufficio, favoreggiamento, falsità ideologica, lesioni e abuso di autorità.

Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra novanta giorni ma le decisioni della corte non hanno accontentato il pm Vincenzo Barba: ''L'assoluzione dei tre agenti penitenziari non ci lascia soddisfatti e sarà oggetto di nostra valutazione''. E' probabile che la Procura farà appello.

LE REAZIONI. ''E' la fine di un incubo. La giustizia ha trionfato'' ha commentato Nicola Menichini, uno dei poliziotti coinvolti, mentre lasciava l'aula bunker di Rebibbia tenendo sotto braccio la moglie. Esultano anche alcuni sindacati di polizia, come il Sappe e la Fns Cisl Lazio. ''E' una vittoria sia dal punto di vista umano che dal punto di vista professionale'' ha detto invece l'avvocato Diamante Ceci, legale di due dei tre infermieri oggi assolti.

''Per fortuna è emersa la verità che ha alleviato una sofferenza di quattro anni - ha detto Giuseppe Flauto, uno dei tre infermieri - E' stata proprio una liberazione. Ringrazio l'avvocato, tutti quelli che ci sono stati vicini che sanno come sono andate le cose. Sanno come ci siamo comportati, abbiamo sempre fatto di tutto per aiutare questo ragazzo, non solo noi ma anche i medici. Questo però non è stato capito. Spero che anche i medici verranno assolti con formula piena''.

UN PROCESSO LUNGHISSIMO. Dopo il rinvio a giudizio disposto nel gennaio del 2011, l'inizio il successivo 24 marzo davanti alla III Corte d'assise di Roma. E poi, ben 45 udienze, 120 testimoni sentiti, decine di consulenti tecnici nominati da accusa, parti civili, difesa, e anche una maxi-perizia disposta dalla stessa Corte. All'ipotesi accusatoria, si è aggiunta quella delle parti civili che hanno fatto derivare da una "caduta" di eventi partiti dal pestaggio le cause che portarono alla morte Stefano; fino alle ipotesi difensive, con le quali si è cercato di ricondurre in maniera diversa i fatti, non parlando di pestaggio e sottolineando l'impossibilità di contestare il gravissimo reato di abbandono. E alla fine, la tesi dei periti nominati dalla Corte, secondo i quali Stefano morì per "inanizione", ovvero "mancanza di cibo", riconducendo molte delle accuse in una colpa medica.

(05 giugno 2013)


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