| Carpi per la prima volta in Serie A: tutto vero!
Il Carpi stacca il pass per la Serie A con quattro giornate d'anticipo. Per la squadra del comune modenese si tratta della prima storica promozione in Serie A
Il Carpi Football Club 1909 stacca il pass per la Serie A con quattro giornate d'anticipo: è tutto vero. Per la squadra del comune modenese di settanta mila anime si tratta della prima storica promozione nel massimo campionato italiano di calcio. Un lieto fine hollywoodiano ha dunque suggellato la scalata ai vertici del calcio italiano della società di patron Bonacini: un quintuplo salto di categoria dalla Serie D alla Serie A nel giro di un lustro appena, a coronamento di una gestione societaria esemplare. Con buona pace di chi bollava come “rovinoso” l’approdo al grande calcio di una realtà con un bacino d'utenza nemmeno accostabile a quello delle grandi piazze.
DOMINIO TOTALE - Il Carpi di mister Fabrizio Castori ha letteralmente sbranato il campionato di Serie B arrivando, dopo il 3-0 rifilato al Brescia al Cabassi dello scorso 18 aprile, a frapporre tra sé è la seconda della classe l'oceanico distacco di quindici (!) punti. Solo una frenata indolore al Matusa di Frosinone ha impedito ai biancorossi di centrare la promozione matematica con cinque giornate di anticipo. Avrebbero, in quel caso, eguagliato il record del Palermo dello scorso anno. Se la banda Iachini, tuttavia, partiva con tutti i favori del pronostico, nemmeno il più inguaribile ottimista tra i tifosi carpigiani avrebbe pronosticato il trionfo finale dei propri beniamini.
CINQUINA AL PESCARA DA SLIDING DOORS - Eppure la stagione del Carpi comincia a fari spenti. Nelle prime otto giornate la squadra di mister Castori perde già due volte e raccoglie, insieme a tre vittorie, altrettanti pareggi. Dopo la vittoria di misura col Latina del Cabassi scatta la scintilla. I biancorossi rifilano infatti all'ambizioso Pescara di Baroni un memorabile 0-5 davanti all'attonito pubblico dell'Adriatico: praticamente ogni palla lunga per la punta (Mbakogu) o per l’esterno che attacca la profondità (Concas o Letizia) libera un uomo davanti al portiere avversario. Da quel momento in poi il Carpi non si guarda più indietro, è un bulldozer. L’unico passaggio a vuoto arriva tra il 25esimo e il 28esimo chilometro: la squadra raccoglie quattro 0-0 consecutivi, proprio in concomitanza con le ormai celebri dichiarazioni anti-Carpi di Claudio Lotito. Il 2-0 interno con l’Avellino spezza l’incantesimo, le prepotenti affermazioni negli scontri diretti con Vicenza e Bologna fanno il resto: la Serie A è ormai in tasca.
CASTORI, UN CALCIO ALLA RICERCA DELLA PROFONDITÀ - Proprio le roboanti vittorie contro Vicenza e Bologna sono sintomatiche del dna di questa squadra: gli avversari controllano il gioco e minacciano a più riprese la porta del Carpi, ma improvvisamente si ritrovano sotto di una, due, tre reti senza avere una precisa cognizione di ciò che sta accadendo. Il Carpi, dati alla mano, è l’ultima squadra della Serie B per possesso palla, la penultima per palle giocate e la 18esima per supremazia territoriale. Niente tiki taka al Cabassi dunque; Fabrizio Castori, sanguigno e vulcanico tecnico che ha allenato a tutti i livelli (dalla terza categoria alla Serie B) e ottenuto nove promozioni in carriera, è di tutt’altra pasta. L’imperativo è quello di essere compatti, corti e aggressivi e verticalizzare immediatamente appena entrati in possesso della palla. Miglior difesa del campionato, secondo miglior attacco, distacco abissale inflitto alle concorrenti: il Carpi possiede l'identikit della capolista, cinismo e spietatezza ivi comprese.
GESTIONE ILLUMINATA - Questi straordinari risultati sportivi sono la naturale conseguenza di una gestione societaria illuminata. Il Carpi è una società-azienda dove vige la separazione dei poteri. Dal direttore sportivo Cristiano Giuntoli, chiamato a scovare talenti nei meandri meno battuti della provincia italiana, all’amministratore delegato Stefano Bonacini, conosciuto anche come mister Gaudì, vero artefice del “modello Carpi" e azionista di maggioranza assieme a Roberto Marani, al presidente e simbolo carpigiano Claudio Caliumi: ognuno svolge le proprie mansioni in sinergia con un gruppo affiatato e vincente, nessuno mette in discussione le gerarchie. Il monte ingaggi, tre milioni di euro, è il più basso dell’intera categoria, i costi dell’intera gestione non superano i 4,5 milioni di euro. Jerry Mbakogu, il calciatore più pagato, per intenderci, percepisce uno stipendio di 100 mila euro; Gabriel guadagna sei volte tanto, ma 570 mila euro – dei 600 complessivi – li sborsa il Milan proprietario del cartellino del portiere brasiliano. All'alba della stagione attualmente in corso i costi sono stati addirittura dimezzati rispetto all'annata precedente - conclusa al dodicesimo posto in B - e molti senatori lasciati partire a vantaggio di uno stuolo di giovani calciatori arrivati dalla provincia e di altri in cerca di rilancio. Il cambio di rotta ha portato in dote risultati ben superiori alle più rosee aspettative.
UNA SERIE A DA PROGRAMMARE: ORGANICO E STADIO – Per quel che concerne il parco giocatori il Carpi si ritrova in una botte di ferro: il grosso della rosa è infatti blindato, con almeno due anni ulteriori di contratto, quand’anche quattro. Per Struna e Gabriel, entrambi prestiti secchi attesi dai rispettivi club di appartenenza a fine stagione, non è da escludere un ritorno a Carpi. Mbakogu e Kevin Lasagna, gli uomini più appetibili sul mercato, partiranno solo a fronte di offerte cospicue; il contratto di Castori - annuale come da politica societaria riguardo agli allenatori - verrà discusso a fine campionato. Il tecnico 60enne di San Severino Marche dice di essersi meritato la Serie A sul campo: obiettivamente difficile dargli torto. Più spinosa è la questione legata allo stadio. Esiste un piano di ampliamento del Cabassi, che estenderebbe la capienza dagli attuali 4'200 spettatori a 10'000. Stando a una legge applicata a suo tempo per il Treviso, le città sotto i 100 mila abitanti e mai state in A hanno diritto a una deroga che consenta loro di giocare davanti a un minimo di diecimila - e non ventimila - spettatori. Una volta ottenuto il via libera del Gos sul piano di fattibilità e il lasciapassare della Lega servirebbero però i sei milioni necessari a finanziare i lavori: chi li mette? Al momento le possibilità di vedere il Carpi giocare al Cabassi nella prossima stagione restano piuttosto basse: il Braglia di Modena oppure il Tardini di Parma sono ipotesi più percorribili e meno dispendiose.
Ai posteri l’ardua sentenza, ora per la città è tempo di festeggiare un’impresa da leggenda: la meravigliosa piazza Martiri, terza più grande d’Italia, aspetta solo di essere ricoperta da una marea biancorossa.
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