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La giustizia italiana è morta

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ZiZiO_1911
view post Posted on 26/1/2013, 14:42 by: ZiZiO_1911




Verona: udienza 18-01-2013 – Resoconto

Paolo è stato picchiato, e tutti sanno chi è “Stato” - Dopo alcuni giorni passati a riflettere su quanto accaduto a Verona venerdì scorso, ricomincia la battaglia.

È passata una settimana ormai, e ancora fatichiamo a digerire una sentenza che definire incomprensibile e vergognosa è poco, non solo perché assolve tutti gli imputati con formula -quasi- piena, ma anche perché lascia poco spazio per un’eventuale causa civile -da parte di Paolo- contro chi, il 24 settembre 2005 a Verona Porta Nuova, si è reso complice del suo massacro, a suon di manganellate.

Sì perché Paolo e tutti gli altri cittadini bresciani vittime quel giorno della brutalità della celere, non si sono picchiati da soli (come qualcuno ha lasciato sottintendere con questo responso), almeno questo -ci auguriamo- dovrebbe essere indubbio.

Lo sappiamo noi e lo sanno le decine di gruppi e le centinaia di Ultras arrivati da tutta Italia (davvero impossibile “riconoscerli” tutti) per sostenere Paolo e la sua famiglia nel giorno più atteso e difficile.

A loro, ai media più sensibili e a tutti gli altri cittadini presenti, fra i quali il capitano del Brescia Marco Zambelli e l’avvocato Ghirardi in rappresentanza del Brescia Calcio, vanno naturalmente i ringraziamenti di Paolo e della famiglia.

Avanti Ultras!

L’indignazione non è l’unica soluzione - Nei giorni seguenti alla sentenza, abbiamo ricevuto tantissimi attestati di stima e di solidarietà per Paolo.

Inoltre, abbiamo potuto sentire moltissimi cittadini appartenenti a tutte le categorie: nessuno ha indugiato nel definire questa sentenza un’infamia, e tutti hanno voluto esprimere la propria indignazione e la propria partecipazione al dolore di Paolo.

Di questo li ringraziamo, ma ciò non basta.

Dispiacersi e indignarsi non basta più.

Se abbiamo veramente a cuore la vicenda di Paolo Scaroni e desideriamo che sia fatta davvero Giustizia, dobbiamo partecipare -questa volta attivamente- a tutte quelle iniziative che saranno organizzate in futuro.

Sia chiara una cosa: nessuno di noi è in cerca di vendetta, nemmeno Paolo.

Semplicemente vogliamo con ancor più determinazione Giustizia e Verità, seguite possibilmente dalla certezza che quanto accadutogli non possa mai più ripetersi.

Questa, sia altrettanto chiaro, non è un’utopia.

Infatti, la soluzione a tutti quei drammi che hanno accompagnato o preceduto la vicenda di Paolo (ci riferiamo a Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi, Gabriele Sandri e tantissimi altri) esiste davvero, ed è di una semplicità sconcertante.

Basterebbe infatti che fossero introdotti i numeri di identificazione per tutti gli appartenenti alle Forze dell’Ordine per ridurre sensibilmente le possibilità di altre tragedie (e naturalmente per tutelare -nel peggiore dei casi- chi non ha mai disonorato la propria divisa).

Come ormai tutti sanno, in questo lungo, difficile e doloroso percorso che ha accompagnato Paolo fino a questa sentenza disumana, abbiamo raccontato solo ed esclusivamente verità, forse scomode, ma sicuramente incontrovertibili.

Con la stessa certezza, vogliamo ribadire un concetto di vita per noi fondamentale: quel giorno a Verona, se gli aguzzini di Paolo avessero avuto un numero di riconoscimento, non avrebbero mai e poi mai cercato di ammazzarlo.

Unica soluzione: numeri di identificazione!

Ieri la vostra diffidenza, oggi la vostra assenza… – Quando abbiamo iniziato questa battaglia civile più di sette anni fa, da soli e fra le perplessità del resto della cittadinanza/tifoseria e la diffidenza di stampa e politica, sapevamo quanto potesse essere difficile dimostrare le nostre ragioni/verità e intentare una causa contro le Forze dell’Ordine, soprattutto se si considera che viviamo tuttora in un Paese bigotto e -per certi versi- retrogrado, da una parte alla continua ricerca di un capro espiatorio da crocifiggere pubblicamente, dall’altra sempre pronto a giustificare o sminuire le nefandezze di chi dovrebbe rappresentare lo Stato con orgoglio e dignità.

Un Paese nel quale la tifoseria organizzata è diventata ormai scomoda (non perché violenta, bensì perché pensante e in molti casi indipendente), e la figura dell’Ultras è paragonata a quella di un criminale incallito (e solo per questo deve essere trattato come una bestia senza alcun diritto).

Un Paese che nonostante i disastri umani accertati e le tante vittime causate negli ultimi anni da pochi -ma inqualificabili- appartenenti alle Forze dell’Ordine, si rifiuta ancora di ammettere il problema e non riesce ad accettare che anche un rappresentante dello Stato possa sbagliare (e per questo debba pagare in proporzione al reato commesso).

Chi ha seguito tutte le udienze di questo processo, chi ci ha accompagnato e sostenuto in tutti questi anni ascoltandoci e condividendo le nostre iniziative, chi ha incrociato gli occhi con quelli di Paolo e l’ha visto “camminare”, chi soprattutto ha ancora una coscienza, non può e non deve accettare questo verdetto e questa realtà.

Poiché la malafede e le responsabilità -anche individuali!- delle forze dell’ordine sono emerse con chiarezza (sebbene poi non siano state riconosciute apertamente), ogni cittadino ha il dovere di reagire e di impegnarsi affinché la prossima udienza riconosca -finalmente- il valore di tutte quelle testimonianze che dimostrano la verità e demoliscono il significato di questa sentenza.

Un significato anche politico, a molti di noi parrebbe, influenzato probabilmente da poteri enormi e dalla paura di creare un precedente storico e -per qualcuno- imbarazzante.

Proprio per questo la ripresa della nostra battaglia inizia dal luogo simbolo di quella categoria fino ad oggi più assente e (proprio come lo Stato italiano) distratta, almeno nel caso di Paolo: la politica bresciana.

Dopo avere cercato di smuovere mari e monti, dopo che Paolo è arrivato in sostanza al cuore di tutti, non ci resta che tentare di scardinare le coscienze più refrattarie di chi ci governa e -magari- si ricorda della nostra “dimensione” solo quando gli fa più comodo (elezioni, stadio, ecc.)

Nonostante tutto, non possiamo infatti credere che la vicenda di Paolo abbia smosso solo la sensibilità di pochissimi politici bresciani (riguardo alle ultime udienze, gli unici a essere presenti e a interessarsi di Paolo e del processo sono stati Fabio Rolfi e Fabio Mandelli).

Ultras Brescia 1911 Ex-Curva Nord

Brescia 25/01/2013
 
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