Zlatan Ibrahimovic |
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| Alla fine sono solo in cinque i leghisti nell'aula di Montecitorio per le celebrazioni dell'Unità d'Italia. Ma a guidarli è Umberto Bossi, e questo - per il leader del Carroccio - dovrebbe bastare a chiudere le polemiche: "Ci sono io". Non solo: il leader leghista si è alzato in piedi per l'inno di Mameli, ha applaudito il discorso di Giorgio Napolitano, e al capo dello Stato ha riconosciuto di essere "una garanzia". Ma Bossi l'Inno non lo ha cantato e anzi ha provato a chiacchierare con Tremonti, al bavero portava il trifoglio irlandese perchè oggi è anche San Patrizio, e sulle coccarde tricolori ha ironizzato così: "Si usano a Natale".
Insomma, la Lega ha provato a tenere insieme la lotta e il governo: presenti ma in pochi, corretti con Napolitano ma sarcastici sul resto. E con un Bossi insolitamente parco di parole con i giornalisti, che non risponde alle domande sui passaggi di Napolitano e Fini sulla Lega. Una linea che però lascia perplessi alcuni parlamentari oggi assenti: "Se ce lo avessero chiesto - dice più di un deputato - non avremmo avuto problemi a esserci". Fatto sta che ad ascoltare il capo dello Stato c'erano solo Bossi, Maroni e Calderoli, il sottosegretario all'Economia Sonia Viale e il deputato Sebastiano Fogliato. Una contabilità su cui il capo dello Stato commenta così: "Non li ho contati, chiedete a loro". Ma che scatena l'opposizione: "Chi giura sulla Costituzione e sulla bandiera o è coerente o va a casa, e il presidente del Consiglio deve rendere conto", dice il segretario Pd Pierluigi Bersani.
tmnews
questi non dovrebbero avere voce in capitolo.
sono tutti da rinchiudere, altro che secessione !
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