| La squadra più forte di tutti i tempi. Una frase apparentemente semplice, un'affermazione però condivisa, un rombo di motori, una schitarrata di Jimi Hendrix,un boato nel deserto. Questo fu il Milan di Arrigo Sacchi e Berlusconi, due pazzi furiosi con in testa un'idea meravigliosa, quella di dominare prima in Italia ma poi soprattutto in Europa con un calcio offensivo, spregiudicato, divertente, roba che non si vedeva dai tempi dell'Ajax di Rinus Micchels e che in Italia non si era vista mai fino ad allora. Talmente sconvolgente che nemmeno i giocatori nei primi allenamenti parevano convinti, "E' un pazzo" "Ma questo chi si crede di essere" "Ci sta distruggendo" "Gli allenamenti sono delle torture" sono solo alcune delle frasi che gente come Costacurta, Maldini, Van Basten, Ancelotti, ha riportato negli anni a seguire. Lui che arrivava dalla piccola Parma, paracadutato in una squadra ambiziosa ma con ricordi lontani di grandeur, piccolino con un paio di occhiali Rayban neri abnormi che gli esaltavano tutto il testone semi pelato. E quella bocca tesa, che malcelava uno stress ed una tensione che poi nel prosieguo della sua carriera gli furono nemici sportivamente fatali. Le prime partite non furono indimenticabili, si iniziò col freno a mano, ma tutti i giornali cmq riportarono che si intravedeva qualcosa di nuovo, a sprazzi,Gullit pareva quello che impressionava fin da subito, Van Basten si fece praticamente male immediatamente dopo il gol nella partita iniziale di campionato a Pisa vinta per 3-1. (sul tubo si trova persino la partita completa). Arrigo soffriva, vedeva che la sua squadra era applicata ma ancora non ben amalgamata nelle sue idee olandesi, c'era troppo da scalfire nella testa di gente che aveva giocato sempre "così" e che pensava al risultato prima che al resto. Ma non tardarono i risultati, con prestazioni legate alla storia del calcio come le due col Napoli, i derby, mentre in Europa in coppa Uefa ci si faceva eliminare presto dall'Espanyol (poi finalista perdente contro il B.Leverkusen) con una partita d'andata sfortunatissima, tanti miracoli di N'Kono l'agilissimo gattone nero camerunense. Ma ormai il Milan degli Immortali era nato, la strada maestra era stata capita ed assimilata, si vinse uno scudetto splendido e l'anno dopo e quello successivo si dominò in Coppa dei Campioni, mentre in Italia solo Lo bello ,monetine ed arbitraggi spesso contrari fecero in modo che lo scudetto fosse vinto da altri. Ma la grandeur berlusconiana spingeva sempre per l'Europa e per il Mondo, l'Italia vista sempre come un qualcosa di alternativo, non così necessario. Sacchi fece 3 anni indimenticabili,la sua squadra è conosciuta a memoria da qualsiasi tifoso milanista che si possa ritenere tale. Giovanni Galli, portiere bravo poco appariscente, un tassello perfetto in quella difesa incredibile Paolo Maldini, semplicemente quello che diventò il miglior difensore di tutti i tempi Mauro Tassotti, da ruvido marcatore ad elegantissimo terzino Franco Baresi, nato mediano e messo a fare il libero, il più grande assieme a Paolo A.Costacurta e Filippo Galli, i due giusti gregari di Franco, impeccabili Angelo Colombo, stantuffo infermabile, messo all'ala destra fu il giocatore tattico a cui Sacchi non rinunciò mai per 3 anni Carlo Ancelotti, in lui ha creduto solo l'Arrighe, si era frantumato il ginocchio da poco, forse non era più lo stesso di prima, ma Sacchi disse a Berlusconi "Presidente, me lo prenda e vinciamo lo scudetto", detto fatto,giocatore clamoroso. Frank Rijkaard dall'88/89, giocatore immenso, mediano, centrocampista offensivo, stopper, era un giocatore pienamente in linea con la storica formazione calcistica open olandese. Roberto Donadoni, classe infinita, agiva da ala sinistra tattica offensiva, si accentrava spesso, ma era capace di creare occasioni anche a destra, era un giocatore incredibile, avrebbe meritato un pallone d'oro anche lui Alberigo Evani, il soldatino tattico che spesso Sacchi utilizzava quando c'erano necessità tattiche importanti Pietro Paolo Virdis, il baffone che ci diede la grande spinta iniziale quando MvB saltò praticamente tutta la stagione 87/88, un cobra d'area, forte di piede di testa, senso del gol Marco Van Basten ,semplicemente la perfezione di attaccante moderno, 10/10 in tutte le situazioni di gioco, vederlo giocare era spesso poesia, peccato quelle caviglie maledette. Ruud Gullit, "è cervo che esce di foresta" come disse genialmente Vujadin Boskov dopo una partita contro la Sampdoria, giocatore devastante , tuttocampista offensivo che tutto distruggeva quando accellerava. Qualcuno dice che Arrigo fu molto fortunato, ad avere questa squadra nel momento giusto col presidente giusto, io dico che nella vita ci sono momenti perfetti su cui è inutile andare a sindacare cercando il peletto nell'uovo, quel Milan fu semplicemente perfetto, con una grande spinta emozionale da parte della società, con un allenatore visionario che cercava la dominanza nel gioco e con giocatori strepitosi presi nel momento giusto della loro carriera. E quello fu il momento di entrare nella storia del calcio, mai si era vista una squadra italiana andare a giocarsi la partita vis a vis al Bernabeu, Butragueno ancora se la ricorda quella partita,mai si era visto un calcio così bombardante soprattutto sul suolo italico. Il calcio degli Immortali.
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